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Elio


TITOLO ORIGINALE: Elio
REGISTA: Domee Shi e Madeline Sharafian
SCENEGGIATORE: Julia Cho, Mark Hammer, Mike Jones
PAESE: USA
ANNO: 2025
DURATA: 99'
ATTORI: le voci in italiano di Andrea Fratoni, Alessandra Mastronardi, Gaia Bolognesi, Adriano Giannini, Alexander Gusev; in originale di Yonas Kribeab, Zoe Saldaña, Jameela Jamil, Brad Garrett, Remy Edgerly
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Elio Solis è un ragazzino di undici anni. Orfano di genitori, è preso in custodia dalla zia Olga, dalla quale non si sente realmente accolto. Amante dello spazio, Elio sogna di essere rapito dagli alieni, così da abbandonare la cupa e dolorosa Terra. Insospettabilmente, riesce ad inviare loro un messaggio: gli alieni dunque lo prelevano e gli presentano il Comuniverso, raduno intergalattico di ambasciatori da ogni pianeta. Convinti che il piccolo Elio sia il capo della Terra, non esitano a inviarlo in missione presso il prepotente Lord Grigon: incarico per il quale il ragazzino si candida spontaneamente, onde essere ammesso nel Comuniverso. Ma per lui è solo l’inizio dei guai.

 

Dalla Terra… alla follia

Fintanto che il racconto si svolge sulla Terra, lo spettatore può agevolmente stringere amicizia con Elio. Sì, si tratta di un giovinetto oltremodo stravagante: ma il perché della sua peculiare fantasia – essere sequestrato dagli alieni – ci è noto e non è difficile da capire.

Ma nel momento in cui mettiamo piede nello scintillante e multicolore Comuniverso alieno, eccoci risucchiati in un proscenio di fantastica follia. Se il ribaltamento del mondo reale è uno dei criteri con cui vengono concepiti i mondi fantasy – perché di questo si tratta, prima ancora che di fantascienza –, nel caso di Elio l’universo alternativo alla poco accogliente e deludente Terra sembra poco più che un eccentrico luna park. Luna park popolato da bizzarrissime creature, pressoché tutte caricaturali, se non proprio svalvolate.

Che Elio reagisca estasiato a quello che, ai suoi occhi, è solo un parco giochi da sballo, è comprensibile. Lo è meno l’irresponsabile baldanza – troppa anche per un ingenuo undicenne – con cui affronta i guai intergalattici in cui va a cacciarsi, una volta scambiato per un leader. Ma quel che lascia più perplessi è la folla di svitati che lo circonda: membri del Comuniverso che lo accolgono entusiasti, poi si defilano perché spaventati da Lord Grigon, infine tornano ad acclamare Elio come futuro salvatore contro il nemico. Il tutto in un battito di ciglia. Si tratta solo di una delle moltissime svolte a dir poco frettolose, che fanno sembrare moltissimi personaggi (e non solo i classici comprimari comici) più o meno schizzati. Se non fosse che in gioco c’è il destino del Comuniverso.

 

Una storia che non si prende sul serio

Forse Elio voleva solo essere incalzante e frizzante: ma l’effetto prodotto rischia di essere quello di una storia che non vuole prendersi sul serio, riducendosi ad un semplice scherzo, ad una sequenza di gag. Anche se fosse un film – e non lo è del tutto – esclusivamente rivolto all’infanzia, ciò non toglie che lo scommettere su un intero cast di personaggi goffi e balordi finisce per deprezzare anche quei segmenti del racconto che goffi e balordi non sono. O non dovrebbero essere.

Nulla infatti è meno credibile (e meno temibile) dell’imponente Lord Grigon, la cui esibita brutalità è pari solo alla sua (dichiarata) stupidità: Elio sarà pure ignaro dei pericoli che corre, ma una volta che abbiamo conosciuto il suo avversario – di cui il film, peraltro, svela presto il macroscopico ed imbarazzante tallone d’Achille –, non c’è da preoccuparsi troppo per la sorte del ragazzino. La storia sembra parodiare sé stessa.

Tant’è vero che là dove si tenta di suscitare terrore o tenerezza, si ha l’impressione – per fortuna non sempre – che il racconto cerchi solo di innescare emozioni a comando, in contrasto con tutto il grottesco e il sovreccitato brio che le hanno mortificate fino a quel momento. E le diverse e a volte commosse citazioni spielberghiane (E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo) faticano ad infondere profondità ad una storia che quella profondità, pur avendone non poca, la deprime.

 

Avventura o frastuono?

Giova a poco anche il gran dispiego di effetti visivi e sonori, che sembrano voler rendere sensazionale ogni singola sequenza, dialogo o battuta, a qualunque costo: espediente che, oltretutto, stride con un registro tutt’altro che magniloquente o solenne. Non è d’aiuto nemmeno il flusso senza sosta di comparse, fenomeni extraterrestri e avveniristiche tecnologie cui si viene via via introdotti una volta entrati nel Comuniverso: forse non tutti ne avvertiranno il contraccolpo, ma è lecito sentirsene frastornati. Grande infatti è il divario tra i primi minuti della pellicola e l’ingresso nella folle girandola spaziale del mondo alieno.

Può darsi che per alcuni il film risulterà semplicemente avventuroso, senza provare né stordimento, né povertà di significato. Qualcun altro invece non vedrà l’ora di tornare sulla Terra.

 

Marco Maderna

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