L’attempato americano Sonny Hayes è un’ex promessa della Formula 1: un astro tramontato da ormai trent’anni, a seguito di un grave incidente. Ruben Cervantes, ex compagno di corse, nonché proprietario della poco gloriosa scuderia britannica APX, lo convince a tornare in pista, così da far ottenere alla sua squadra una vittoria che la salvi dalla vendita. Nello specifico, Sonny dovrà fare da mentore al giovane pilota Joshua Pearce: ma l’elevato tasso di boria di entrambi rende la collaborazione a dir poco problematica. In effetti, l’arrivo di Sonny alla APX è un uragano per l’intero staff: non esattamente il team coeso e affiatato di cui Ruben avrebbe bisogno.
F1 è un film che si guarda volentieri. Complici il montaggio frenetico e le implacabili pulsazioni ritmiche del (sempre in forma) compositore Hans Zimmer, si tratta di oltre due ore e mezza di battaglia senza posa: piloti, ingegneri e meccanici combattono per conquistare quei decimi di secondo che fanno la differenza tra una sconfitta e una vittoria. Un duello contro il tempo con le armi della fisica, che può affascinare anche chi di corse automobilistiche non è mai stato né esperto, né appassionato (anche se gli addetti ai lavori, probabilmente, troveranno di che obiettare).
Tuttavia, è lecito avere l’impressione di non sapere esattamente che storia si stia guardando. La prima delle battaglie è infatti tutta interna alla scuderia APX: da un lato, lo spavaldo Sonny, abituato a concorrere da asso solitario, geloso delle proprie convinzioni e strategie, noncurante delle indicazioni dei suoi stessi tecnici. Dall’altro, l’inesperto Joshua, troppo vanaglorioso per dare ascolto al «vecchio» e fallito Sonny. Uno scontro che, pur essendo l’architrave dell’intero racconto, sembra venire dimenticato a più riprese.
Non solo: fermo restando lo sforzo, almeno in parte riuscito, di tenerci nascosto il finale fino all’ultimo minuto, di imprimere svolte inattese ad un racconto che avrebbe potuto essere fin troppo prevedibile, certe mosse e reazioni da parte dei due avversari non sembrano addirsi loro. È probabile che qualcuno resti confuso: è chiaro che Sonny e Joshua sono tanto simili nella presunzione quanto distanti in altro. Ma le loro differenze sono, se non sottili, perlomeno non immediate da riconoscere. Non è sempre facile capirli: capire chi sia davvero Sonny Hayes.
Più semplice da apprezzare è invece la diversità di scopi per cui ciascun personaggio ha scelto di dedicarsi alla Formula 1: ed è qui che la storia lascia intendere di voler essere qualcosa di più di un mero film d’azione. Sì, si può sospettare che si tratti di un tema posticcio, escogitato per fingere un’intensità di significato in realtà assente: sta di fatto che la ragione per cui gareggia Sonny Hayes, che pur non è indifferente all’ebbrezza della vittoria quanto afferma di esserlo al denaro e alla notorietà, è qualcosa di strettamente personale, un valore al di là dello spazio e del tempo. Valore che il film affida all’elementare – a dire il vero un po’ troppo generica – metafora del «volo». E, in parte, al più eloquente brano finale di Ed Sheeran.
«What is it about?» («Di che cosa si tratta?» o «Di che cosa parliamo?») è una delle battute ricorrenti del film. Una battuta indirettamente rivolta allo spettatore, così che ciascuno si interroghi sul proprio personale Gran Premio, sul perché della battaglia che ha scelto di intraprendere.
Per alcuni, la risposta può essere semplice: potrebbe trattarsi, ad esempio, di soldi. Ma a volte capita di imbattersi in un Sonny Hayes: una persona la cui motivazione non è semplice da circoscrivere, perché non coincide con alcun traguardo materiale, né è tra quelle comunemente addotte. Non si tratta di introiti, né di rinomanza, né – in fondo in fondo – di vittoria. D’altra parte, come qualcuno alla APX ha modo di scoprire, non c’è valente corridore, né raffinato stratega, né superlativo scienziato la cui maestria possa garantire il podio. La vittoria, in ultima analisi, non è mai in mano d’uomo.
Ebbene: se non si tratta neanche di vittoria… allora di che cosa parliamo?
Marco Maderna
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