SCEGLIERE UN FILM

L’ultima settimana di settembre


TITOLO ORIGINALE: L'ultima settimana di settembre
REGISTA: Gianni De Blasi
SCENEGGIATORE: Pippo Mezzapesa, Gianni De Blasi e Antonella Gaeta
PAESE: Italia
ANNO: 2024
DURATA: 87'
ATTORI: Diego Abatantuono, Biagio Venditti, Roberta Mattei e Marit Nissen.
SCENE SENSIBILI: un paio di scene di tensione, linguaggio a tratti volgare
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

Pietro Rinaldi è uno scrittore di successo che ha smesso di scrivere e ormai, vedovo e stanco della vita, medita il suicidio. La morte improvvisa della figlia e del genero, in un incidente stradale, lo costringe a riallacciare i rapporti con Mattia, il nipote adolescente, che lo conosce appena e nemmeno lo chiama nonno. L’uomo però non pare intenzionato a prendere il ragazzo con sé e decide di accompagnarlo dallo zio paterno – che li aspetta sul suo yacht con moglie e figlie – perché se ne prenda cura al suo posto. Nonno e nipote si ritrovano così ad affrontare un lungo viaggio per le campagne del sud Italia e così, tra litigi ed imprevisti, i due hanno occasione per conoscersi meglio…

AAA famiglia cercasi

Presentato in anteprima al Festival di Giffoni, il film d’esordio di Gianni De Blasi, per la prima volta alla regia di un lungometraggio, è un road movie famigliare – genere che ha diversi precedenti nella recente cinematografia nostrana – decisamente godibile e pieno di buone intenzioni che in fin dei conti si concretizzano positivamente, grazie ad una progressione narrativa ben dosata.
La posta in gioco, lo si capisce fin dalle prime scene, è decisamente alta: due solitudini, così vicine per parentela ma così lontane per vita vissuta, si incontrano (e si scontrano) e la ricerca di una famiglia per il giovane Mattia diventa la ricerca anche del nonno che insieme alle relazioni – quelle vere, che danno un senso alle cose – deve ritrovare anche la voglia di vivere.
Questo percorso personale e relazionale, è reso particolarmente coinvolgente dalla costruzione di un certo pathos, con delicatezza, tramite la regia (curata) ma anche e soprattutto tramite le emozioni che emergono della recitazione (molto bravo anche il giovane protagonista), con Abatantuono alle prese con un ruolo insolitamente drammatico, tra cinismo e una mal celata tenerezza.

Due facce, una medaglia

Come dicevamo, la storia – libero adattamento dell’omonimo romanzo di Lorenzo Licalzi – è molto drammatica, soprattutto all’inizio, per i temi e il mood generale del racconto, con la morte grande protagonista delle prime scene, ma poi si alleggerisce, aprendosi alla vita e alla speranza di nuove felici prospettive per entrambi i protagonisti.
Fra tutte, la più grande qualità del film è proprio l’aver imbroccato il tono del racconto, perché valorizza la sceneggiatura e anche, come già accennato, la vena espressiva degli attori, che mettono in scena al tempo stesso entusiasmo e tristezza, chiusura e apertura alla vita e a quello che ha da offrire: una complessità che permette di raccontare le sfaccettature di una vicenda decisamente drammatica senza però scivolare mai nel tragico o nel melodrammatico, anzi, lasciando spazio anche a qualche scena più divertente.
I due personaggi principali, del resto, sembrano idealmente come le due facce di una stessa personalità perché, nonostante la differenza anagrafica, hanno un approccio simile alla realtà: rassegnato e stanco l’anziano Pietro, molto arrabbiato (e anche un po’ impaurito) il giovane Mattia, fondamentalmente infelici entrambi. Proprio la tristezza e il combattimento contro di essa, è infatti l’altro grande tema della storia: piccolo spoiler, alla fine i nostri eroi paiono uscire vincitori.

Gabriele Cheli

Tag: , , ,