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Tutto l’amore che serve


TITOLO ORIGINALE: Mon inseparable
REGISTA: Anne Sophie Bailly
SCENEGGIATORE: Anne Sophie Bailly
PAESE: Francia
ANNO: 2024
DURATA: 94'
ATTORI: Laure Calamy, Charles Peccia Galletto, Geert Van Rampelberg e Julie Froger
SCENE SENSIBILI: alcune scene esplicite di sesso
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

Mona è una madre single che dopo tanti anni vive ancora insieme al figlio Joel, un trentenne affetto da una lieve forma di ritardo mentale. I due sono molto legati ma l’equilibrio un po’ morboso di questo rapporto viene sconvolto dalla notizia che Joel aspetta un bambino da Ocean, una ragazza di cui è innamorato e che frequenta insieme a lui un centro diurno per persone diversamente abili. La gravidanza inaspettata getta nello scompiglio le famiglie dei giovani fidanzati che dovranno dimostrare di potersi assumere questa bellissima responsabilità e anche riuscire a sciogliere i nodi della complicata situazione famigliare…

 

Un film, più titoli

Un esordio interessante per la giovane regista francese che ha presentato all’edizione numero 81 del festival di Venezia, nella sezione Orizzonti, questo film delicato e profondo, uscito in Italia con un titolo molto diverso dall’originale francese (Mon inseparable) – e anche dalla versione inglese (My everything) – che fa riferimento ai due piccoli volatili che madre e figlio custodiscono gelosamente in una gabbia nel loro appartamento, ma anche alla natura del loro rapporto, una simbiosi contorta e nociva, per entrambi.

Come la molteplicità dei titoli possibili suggerisce, c’è tanta carne al fuoco nel film, che esplora in tutte le sue declinazioni, umane e sociali, il tema della disabilità, partendo dalle aspettative dei genitori, che non sembrano mai pronti a lasciar spiccare il volo ai propri figli, tra pregiudizi e desideri di emancipazione, per arrivare con grande pudore e delicatezza a quello dell’affettività e della sessualità.

 

Un quadro desolante

Al centro della vicenda, messa in scena con un’operazione da cinema verità – con scene brevi, tanta macchina a mano e pochissima musica – c’è la figura di questa madre ipertrofica, manipolatrice e bugiarda (anche con se stessa), sfacciatamente opportunista ma fondamentalmente ferita dalla vita, come si capirà più avanti nel corso della storia. La donna sfoggia fin da subito un precario equilibrio affettivo ed emotivo, al punto da entrare in competizione con il figlio quando questo si trova nella situazione di dover iniziare a vivere la sua vita, non più dipendente da lei.

L’inaspettato infantilismo di Mona però va a braccetto con la desolante inadeguatezza degli altri adulti presenti nella storia, che mettono in dubbio il consenso esplicito nel rapporto tra i due ragazzi e poi vorrebbero imporre la scelta dell’aborto. Anche quando si va poi a scavare nel passato della famiglia dei due protagonisti, non emerge nulla di meglio – addirittura si scopre che il padre è scappato quando il figlio era piccolo – al punto che dal confronto, viene da rivalutare in positivo il personaggio di Mona.

 

Tagli necessari

Nonostante il quadro famigliare dipinto, così disumano e desolante, in cui si stagliano come giganti le figure dei due prossimi genitori, il tono del racconto è azzeccato e coinvolgente perché la drammaticità della storia raccontata viene stemperata dalla tenera ed autentica simpatia dei giovani protagonisti. Non che nella trama manchino momenti di conflitto ma anche nei momenti più esasperati – lo scontro tra genitori appena scoperta la gravidanza o la fuga di Joel dalla madre, che lo stava portando in Belgio a conoscere suo padre, per citarne alcune – la tensione non sprofonda mai in inutili patetismi ( anche perché tante cose succedono fuori scena).

Concludendo, tutto il film è un lungo percorso di emancipazione, per entrambi, fino alla gioia finale con la nascita del bambino, anche se il vero cordone da tagliare è quello che lega Mona a Joel: un’occasione di maturazione in realtà più per lei che per lui, che ha già le idee molto chiare sulle priorità giuste da dare nella vita.

 

 

Gabriele Cheli

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