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47 Ronin


TITOLO ORIGINALE: 47 Ronin
REGISTA: Carl Rinsch
SCENEGGIATORE: Chris Morgan, Hossein Amini
PAESE: USA
ANNO: 2013
DURATA: 118'
ATTORI: Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Min Tanaka
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza e tensione nei limiti del genere; una scena di suicidio e una di suicidio collettivo.
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Giappone medioevale. Il giovanissimo Kai, in fuga da un passato oscuro, viene salvato e accolto dal signore locale Asano, presso cui cresce disprezzato da tutti per le sue origini meticce, ma amato dalla figlia di Asano. Quando per l’invidia di un signore rivale, Kira, Asano viene accusato di tentato omicidio e costretto al suicidio rituale, i 47 samurai suoi servitori, ormai decaduti, decidono di cercare vendetta guidati dal valoroso Oishi e Kai si unisce a loro per salvare la sua amata, ormai promessa al perfido Kira. Contro di loro una perfida strega dai tremendi poteri…

Un’antica leggenda un po’ troppo rivisitata

47 Ronin è l’adattamento di una vicenda storica dell’inizio del XVIII secolo divenuta leggendaria e così fondante della cultura giapponese da essere rimessa in scena ogni anno in una rappresentazione caratteristica detta Chuhingura. Le tombe dei 47 samurai – tanto fedeli al loro signore ingiustamente costretto al suicidio rituale da vendicarlo uccidendo, in un’audace colpo di mano, il suo nemico e tutti i suoi discendenti maschi – sono una meta frequentatissima sia dai giapponesi sia dai turisti.

Sì, perché pur essendo considerati uno degli esempi più puri di sequela del bushido (codice d’onore dei samurai), o forse proprio per questo, i 47 (anzi, 46, il più giovane fu risparmiato per conservarne la memoria), dopo aver portato a termine la loro impresa, compirono tutti insieme il seppuko, il suicidio rituale con il quale il samurai poteva ristabilire l’onore perduto (in questo caso disobbedendo a un ordine esplicito del governo, che aveva a suo tempo condannato il loro signore Asano alla stessa pena per aver attaccato un consigliere dello shogun).

La pellicola di Carl Rinsch, nel tentativo di creare un prodotto adatto sia al pubblico giapponese sia alle platee internazionali, trasforma la storia e la leggenda tradizionale in un cappa e spada abbondantemente condito di elementi fantasy (mostri, draghi e una strega mutaforme) e fornisce di una sottotrama romantica abbastanza posticcia affidata all’unica star occidentale del cast, Keanu Reeves, nei panni del meticcio Kai.

Un mix di temi che crea confusione

La confusione che regna nel film deriva proprio da questa vocazione incerta: da un lato omaggiare una tradizione che per i giapponesi (che infatti non hanno gradito) è materia quasi sacra, dall’altra confezionare una vicenda comprensibile e condivisibile anche altrove. Questa ambivalenza si riflette innanzitutto nell’identificazione dubbia del protagonista della storia: Oishi (la star giapponese Hiroyuki Sanada, visto di recente anche in Wolwerine: L’immortale, operazione in parte analoga e certo più riuscita di blockbuster biculturale), che persegue solo la vendetta del defunto Asano, oppure Kai, l’outsider, innamorato senza speranze della figlia di Asano e cresciuto da pericolosi demoni.

Lo statuto di meticcio di quest’ultimo introduce nella storia anche il tema della convivenza razziale (in un Giappone che all’epoca, non lo dimentichiamo, era ancora prevalentemente chiuso agli influssi stranieri e molto diffidente verso le culture altre) ma anche una vicenda in stile Romeo e Giulietta che fa un po’ a pugni con la vocazione suicida del gruppetto (la bella spende due lacrime, ma non fa un’obiezione di fronte alla scelta dell’amato, causando nel pubblico femminile un moto generale di rivolta).

O forse semplicemente il romanticismo figlio della cultura occidentale inevitabilmente entra in collisione con una mentalità, com’è quella del bushido, che è sì fedeltà assoluta all’onore e alla giustizia ma che, come in questo caso, sembra intrinsecamente incapace di far valere le ragioni di una giustizia superiore e del valore della vita di fronte all’applicazione letterale del codice e del volere del sovrano.

Il film, per altro, funziona al meglio nelle scene d’azione, quando mostra tutti i soldi che sono stati spesi per realizzarlo in combattimenti di massa, coreografie spettacolari, duelli all’arma bianca, e scontri con draghi volanti, ma non convince pienamente nello svolgimento, nonostante la buona volontà profusa, crollando sotto la sua contraddizione originaria.

Scegliere un film 2014 

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