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Nonnas


TITOLO ORIGINALE: Nonnas
REGISTA: Stephen Chbosky
SCENEGGIATORE: Liz Maccie
PAESE: USA
ANNO: 2025
DURATA: 125'
ATTORI: Vince Vaugh, Susan Sarandon, Lorraine Bracco, Talia Shire; Brenda Vaccaro, Linda Cardellini, Drea de Matteo, Joe Manganiello
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Dopo la morte dell’amata madre, Joe Scaravella decide di investire tutto in un ristorante. Lo chiama Enoteca Maria e sceglie di assumere soltanto nonne italo-americane, per costruire un menù fondato sui piatti della tradizione.

 

 

Il titolo dice già molto: le nonne, che nell’immaginario collettivo — soprattutto italiano — incarnano i valori familiari e culturali, diventano le protagoniste di questo film semplice, godibile e disponibile su Netflix.

Attraverso una narrazione che alterna ironia e commozione, Nonnas, ispirato a una storia vera, ci conduce in un viaggio nel valore della memoria, nell’importanza delle radici e nella dolcezza dei legami intergenerazionali.

Dopo la scomparsa della madre, Joe Scaravella, italo-americano di Brooklyn, si ritrova solo. Ripensa così alla sua infanzia, ai legami familiari e soprattutto a quei luoghi — come la cucina — che danno forma ai ricordi più intimi. Quei ricordi tornano prepotenti, e nonostante non abbia alcuna esperienza nella ristorazione, Joe decide di usare l’eredità per aprire un ristorante a Staten Island. Lo intitola Enoteca Maria, in onore della madre.

Non cerca chef stellati, ma desidera che siano proprio le nonne — italiane e non solo — a cucinare perché loro sono custodi di sapori autentici, memorie vive della tradizione. L’unica eccezione è Gia, una donna formosa e brillante, capace di realizzare dolci indimenticabili.

Tra difficoltà burocratiche, piccoli incendi, rivalità comiche — talvolta un po’ forzate — e imprevisti di ogni tipo, Joe si batte per dare forma a un sogno che sa di casa: un ristorante dove le nonne, sfidando il tempo che passa, trovano nella cucina il linguaggio perfetto per esprimere il loro amore. Ma Nonnas non è solo un film sul cibo: ogni piatto è una metafora di vita, ogni ricetta un lascito affettivo, ogni gesto un ponte tra generazioni.

 

La cucina come atto d’amore

Le scene dedicate alla preparazione dei piatti tradizionali – dai tortellini fatti a mano alle lasagne che profumano di domenica – sono girate con cura, attenzione e dovizia di particolari: la macchina da presa indugia sui gesti delle protagoniste, catturando quella manualità antica che racchiude secoli di sapere popolare. Non siamo di fronte a un cooking show, ma a un rito d’amore che si rinnova da generazioni: il cibo diventa linguaggio universale, come codice affettivo che supera le barriere anagrafiche e culturali.

Se da un lato alcuni passaggi narrativi risultano prevedibili (come la storia d’amore di Joe), questo viene ampiamente compensato dalla genuinità delle interpretazioni e dalla potenza evocativa delle immagini.

Le interpretazioni delle attrici principali regalano personaggi a tutto tondo, anche se a volte sono troppo caratterizzate da stereotipi. Queste nonne sono donne moderne, ironiche, spesso scontrose, (a volte fin troppo “costruite”) ma hanno una forza perché sono custodi di una saggezza pratica che il mondo contemporaneo rischia di dimenticare.

La forza del film sta proprio nella delicatezza con cui racconta temi profondi: la paura dell’oblio, la ricerca di un senso nella seconda metà della vita e il valore terapeutico della condivisione.

 

 

Emanuela Genovese

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