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Biancaneve


TITOLO ORIGINALE: Snow White
REGISTA: Marc Webb
SCENEGGIATORE: Erin Cressida Wilson
PAESE: USA
ANNO: 2025
DURATA: 109'
ATTORI: Rachel Zegler, Gal Gadot, Andrew Burnap, Hadley Fraser
SCENE SENSIBILI: qualche scena cupa o di tensione che potrebbe impressionare gli spettatori più giovani.
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Nel regno di Valencia, la giovane Biancaneve vive sotto la minaccia della Regina cattiva, gelosa della sua bellezza e della sua bontà. Quando lo specchio magico proclama Biancaneve la più bella del reame, la Regina ordina la sua eliminazione. Fuggita nel bosco, la fanciulla trova rifugio presso la casa di sette ometti magici. Con il supporto loro e di una banda di giovani ribelli, che la aiutano a riconoscere il suo valore e a uscire dall’ombra, Biancaneve decide di lottare per riprendersi il suo regno…

 

Un adattamento poco felice, che oscilla costantemente tra vuota modernizzazione e citazionismo posticcio

Con l’ennesimo adattamento della celebre fiaba dei fratelli Grimm, la Disney mirava, almeno nelle intenzioni, anche a svecchiare il cartone del 1937, pietra miliare nella storia dell’animazione e del cinema in generale. Invece, il risultato ha deluso le aspettative sotto molteplici punti di vista e, non a caso, il film si è rivelato un flop al botteghino, incassando globalmente poco più di 200 milioni di dollari a fronte di una spesa di 270.

Il problema maggiore del Biancaneve diretto da Marc Webb e sceneggiato da Erin Cressida Wilson è che sembra incapace di imboccare una direzione precisa: da un lato tenta, senza riuscirsi, di modernizzare il classico del ‘37, evitando stereotipi oggi considerati superati o problematici (la figura passiva della principessa, bella e buona, che aspetta solo di essere salvata; i sette “nanetti”; il principe che rimane una figura evanescente, salvo saltar fuori all’ultimo per svegliare Biancaneve e portarsela via nel suo castello tra le nuvole), dall’altro cerca disperatamente di restare fedele all’estetica e agli elementi iconici del cartone originale. Il risultato è un’operazione incerta e contraddittoria, che non riesce a soddisfare né chi cercava una vera innovazione, né chi sperava in una rilettura nostalgica.

Il film appare piatto, privo di guizzi di originalità o di veri momenti memorabili. I celebri sette compagni di Biancaneve non vengono mai chiamati “nanetti” (cosa che, in teoria, non rappresentava un problema nemmeno nel cartone originario, visto che il termine “dwarf/nano” non era usato nell’accezione della condizione patologica, quanto piuttosto per indicare un tipo di creature appartenenti al folklore nordico), ma nemmeno vengono reimmaginati in modo efficace: restano sullo sfondo, come comparse prive di identità o di un vero ruolo nella storia. Il principe, trasformato nel brigante Jonathan – una sorta di Robin Hood che si nasconde nella foresta e i cui obbiettivi risultano poco chiari a tutti, forse persino a lui stesso – avrebbe potuto essere un’occasione per riscrivere le dinamiche romantiche della fiaba, ma la relazione con Biancaneve rimane abbozzata, priva di credibilità e di un vero sviluppo narrativo. Biancaneve stessa, interpretata da Racher Zagler con buona volontà ma poca incisività, è un personaggio che fatica a imporsi: la sua modernità è dichiarata ma mai veramente vissuta, e le sue azioni o affermazioni risultano spesso involontariamente comiche (la battuta, ripetuta in più punti, relativa al fatto che essere gentili può passare anche dal donare dolci al popolo riecheggia involontariamente il “date loro le brioche” di rivoluzionaria memoria).

 

Una confezione fastosa ma non sempre di buon gusto

A tutto ciò si aggiunge una confezione tecnica – costumi, scenografie, e canzoni – che prova a evocare il fascino dell’originale, ma ondeggia costantemente tra mero citazionismo e aggiunte che sfociano inevitabilmente nel trash. I personaggi degli animali – ricreati in CGI – sono oggettivamente brutti e alcune scene che spingono verso un’atmosfera più cupa (la fuga nel bosco di Biancaneve, la canzone della regina cattiva) appaiono appiccicate al tutto in modo un po’ posticcio. Quello che rimane è un film che, seppure godibile per una serata in famiglia, finisce per essere facilmente dimenticabile, intrappolato com’è tra passato e presente, senza il coraggio di trovare una strada sua e di percorrerla fino in fondo.

 

Cassandra Albani

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