Quando la sua auto si guasta, David è costretto a ricorrere ad uno strano servizio di autonoleggio per andare al matrimonio di un amico. Lì incontra Sarah, anche lei arrivata con uno dei mezzi affittati presso la misteriosa agenzia. Tra i due c’è fin da subito un’attrazione che però non si concretizza a causa delle ferite e delle insicurezze di entrambi. A bordo delle auto appena noleggiate però, c’è uno straordinario navigatore che li guida in un viaggio insieme, tra paesaggi mozzafiato e misteriose porte che danno accesso ai luoghi della loro memoria. Un percorso di scoperta e guarigione che porterà la simpatica coppia ad avvicinarsi sempre di più…
Quello che il regista di origini coreane porta in scena è il più onirico dei road movie, qualcosa di diverso dalla maggior parte delle cose di questo genere mai viste. La storia è di fatto il viaggio interiore dei due protagonisti che, completamente affidati al navigatore in dotazione alle auto prese in affitto, la più evoluta delle intelligenze artificiali, ma con l’onniscienza di una qualche sorta di entità soprannaturale, si ritrovano via via al cospetto di una serie di varchi spaziotemporali, di varia forma e dimensione, attraverso i quali possono rivivere momenti più o meno belli, ma anche dolorosi, del loro passato.
In realtà quella che i due stanno vivendo sembra essere tutta una fantasia, ne sono consapevoli, e forse è anche per questo che per entrambi ha poco senso mettersi in gioco veramente, l’uno con l’altro. Questo e altri dubbi accompagnano i protagonisti, che vorrebbero stare insieme, si piacciono, ma si respingono perché hanno visioni diverse sulla vita – lui già pronto ad impegnarsi con qualcuno ma forse con un’insistenza che può risultare sospetta e generare diffidenza, lei molto più sfuggente e anche prudente in tal senso – e anche perché in fondo, si sentono entrambi troppo sbagliati per poter essere felici insieme. Il viaggio è comunque l’occasione per fare un bilancio sulle loro vite, tirare le somme e anche saldare qualche conto con il passato.
La promessa iniziale comunque è chiara – ok, questi due finiranno insieme, ma come accadrà? sono talmente incasinati che la risposta non è affatto scontata – ma nonostante ciò in alcuni momenti, soprattutto verso la metà, non si capisce più tanto dove si vada a parare per via di un carattere vagamente episodico che la storia assume. Ad ogni modo, complessivamente il film riesce a conquistare l’attenzione e anche il beneplacito dello spettatore per l’originalità della struttura narrativa, libera da qualsiasi patto con il pubblico (le regole del mondo in cui vivono i personaggi vengono più volte infrante, nei continui passaggi tra realtà, memoria e sogno), per l’impatto visivo magniloquente (che oltre ai paesaggi, gioca con riferimenti pittorici e artistici) e anche per alcuni dialoghi decisamente brillanti.
C’è spazio poi per il meta teatro e il musical in questo film dove di fatto tutti sembrano nascondersi per recitare una parte (il tema viene anche dichiarato esplicitamente all’inizio, nella scena del noleggio) fino all’unico momento di verità nella scena finale, quando entrambi si sono liberati dei rispettivi navigatori, temporanei compagni di viaggio, ma solo dopo che sono riusciti a sciogliere i nodi del rapporto con il padre (lui) e con la madre (lei), forse la svolta più scontata di tutto il film.
Gabriele Cheli
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