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Air – La storia del grande salto


TITOLO ORIGINALE: Air
REGISTA: Ben Affleck
SCENEGGIATORE: Alex Convery
PAESE: USA
ANNO: 2023
DURATA: 112'
ATTORI: Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman e Viola Davis
SCENE SENSIBILI: nessuna
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1984, le compagnie di scarpe Converse e Adidas dominano il mercato americano firmando contratti con tutti i più abili e famosi giocatori di basket. Non se la vede bene la meno nota compagnia Nike, che non dispone dei budget necessari per competere con gli avversari. Ma Tony Vaccaro, manager presso gli uffici del grande baffo, ha fissato gli occhi su un giovane talento il quale, è convinto, rivoluzionerà il mondo del basket. Il suo nome è Michael Jordan; e vuole dedicargli una linea di scarpe.

Un po’ troppa modestia

Fa impressione pensare un tempo in cui la Nike fosse una compagnia “modesta”. Un tempo in cui non solo i dipendenti, ma persino il suo CEO deve essere persuaso a sognare in grande. Vediamo la storia di una compagnia senza soldi che, dall’azzardo di un solo manager, rischia il fallimento per investire tutto (e nemmeno tanto) su un giocatore sì promettente, ma che deve ancora sfondare. È la storia degli umili che hanno successo, di chi, pur non avendo “niente”, si gioca il tutto e per tutto sul numero che alla fine risulta vincente, quello su cui nemmeno i grandi erano disposti a scommettere la faccia.
Il film Air – la storia del grande salto, sembra fatto della stessa modestia. Purtroppo, però, non sa vincere altrettanto.
Prodotto con 80 milioni di dollari, il film ne ha incassati appena 10 di più, risultando in un insuccesso al botteghino. Viene immediato il paragone con Moneyball – L’arte di vincere. Entrambi i film raccontano i dietro le quinte dello sport, negli uffici dove girano i soldi, con poca se non nessuna attenzione al campo di gioco. Ma la pellicola di Miller, non solo è state realizzata con la metà del budget di Air, ma poteva vantare la brillante scrittura di Aaron Sorkin.
La modestia di Air, come dei suoi personaggi, rende il film piacevole da guardare, amabile da seguire, ma quella che manca è l’ambizione di essere anche memorabile.

Un lavoro da macchiaioli

Entrando nel merito degli eventi narrati, il film è stato realizzato con la supervisione dello stesso Jordan, ma si è preso numerose libertà creative di riscrittura dei fatti. Nulla di grave, ma vale la pena notare qualche passata di lucido un po’ abbondante per far brillare due figure in particolare. Da una parte c’è Tony Vaccaro, l’uomo a cui si deve l’intuizione di scegliere Michael Jordan, ma che non è stato davvero protagonista di questi eventi, o almeno non come il film vuole narrare. La sceneggiatura invece ha scelto lui come punto convergente dell’intervento di molti, dipingendo nel personaggio di Tony – ancora una volta – la perfetta effigie dell’eroe americano che sa sempre dove batte il cuore autentico delle cose.
La seconda figura è Deloris, la madre di Jordan. Ancora più che per Tony, Deloris è quel personaggio che una cronaca autentica dovrebbe raccontare più nascosta dietro le quinte; eppure proprio lei costituisce forse il secondo personaggio più importante del film, prendendo in varie occasioni il posto dello stesso figlio Michael.
Ma, lievi manipolazioni a parte, non viene tradito lo spirito del racconto. Air sembra un po’ un film da macchiaioli, per cui bisogna fare un passo – o due – più indietro, e allora quelle pennellate maldestre prendono una forma, che il cinema americano ci ha spesso raccontato e ormai ci suscita nostalgia.
La nostalgia di chi, un tempo, sapeva sognare in grande.

Alberto Bordin

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