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Alita - Angelo della battaglia

Alita – Angelo della battaglia


TITOLO ORIGINALE: Alita: Battle Angel
REGISTA: Robert Rodriguez
SCENEGGIATORE: James Cameron, Laeta Kalogridis, dal manga di Yukito Kishiro
PAESE: USA - Canada
ANNO: 2019
DURATA: 122'
ATTORI: Rosa Salazar, Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Mahershala Ali, Ed Skrein
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza, rese meno disturbanti dalla diffusa presenza di cor- pi artificiali.
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Nel 2563, il dottor Dyson Ido, percorrendo le discariche di Iron City alla ricerca di pezzi di ricambio per costruire protesi artificiali, si imbatte in una cyborg di pregevolissima fattura la cui tecnologia è ormai quasi totalmente dimenticata. Riesce a rimetterla in funzione e la chiama Alita, sperando di sostituire con lei la figlia che ha perso. Ma la “giovane” cyborg non riesce a ignorare il richiamo della sua vera natura…

La squadra

Una squadra creativa di tutto rispetto (basti citare Robert Rodriguez e James Cameron) ha unito le forze per dar vita al noto manga di Yukito Kishiro: un’operazione tutt’altro che semplice perché sia la struttura sia la grafica dei celebri fumetti giapponesi difficilmente si adattano alla trasposizione cinematografica e nel recente passato hanno portato a diversi buchi nell’acqua. Il tentativo era reso ancora più ardito dalla scelta di mantenere l’aspetto “anime” della protagonista, interpretata da Rosa Salazar ma ricreata interamente in CGI, con due occhi enormi e innaturali.

Le tematiche

Il risultato, in questo caso, è sotto molti aspetti sorprendente e rende il film godibile anche per un pubblico non appassionato di fumetti, pur mantenendo un target prevalentemente adolescenziale.
Le tematiche affrontate sono infatti quelle delle storie di formazione: centrale è soprattutto la ricerca di Alita della sua vera identità, comune a tutti gli adolescenti, che passa anche attraverso un rapporto problematico con il proprio corpo. Senza rivelare troppo, possiamo dire che cambiare corpo, per la giovane cyborg, corrisponderà a un avvicinamento sempre maggiore alla sua vera natura, a cui tende, mossa da un richiamo più profondo della sua stessa memoria, ma da cui il dottor Dyson, suo padre adottivo, cerca di tenerla lontana. E questo perché nessun padre vorrebbe riconoscere che sua figlia è, prima di ogni altra cosa, un’arma; ma allo stesso tempo non si pone mai come ostacolo al percorso di presa di coscienza della figlia e continuerà fino alla fine a ricordarle che a dare valore al suo corpo sarà solo l’uso che lei deciderà di farne.

Padre e figlia

Il rapporto padre-figlia, carico di timori e di ribellione adolescenziale ma anche di grande affetto e accettazione, è probabilmente uno degli aspetti più riusciti del film. Molto più convenzionale risulta invece la relazione romantica con il giovane malvivente Yugo, almeno nei suoi inizi, mentre le svolte successive sono più originali ma non sempre pienamente convincenti. E tanti (troppi) sono i personaggi di cui si sarebbe voluto sapere qualcosa in più, compreso un antagonista un po’ troppo lontano e un’affascinante Jennifer Connelly, che sembra l’unica ad essere riuscita a sfuggire alle rigide regole che governano il suo mondo, ma di cui intravediamo la personalità sempre e solo di sfuggita.

Conclusione

Questo, unito al fatto che una parte sostanziale del mondo della storia sia ancora tutto da esplorare, fanno tornare a casa lo spettatore non totalmente appagato, ma desideroso di vedere il seguito. Che, da un punto di vista strettamente commerciale, è comunque un buon risultato.

Giulia Cavazza

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