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Alla ricerca di Dory


TITOLO ORIGINALE: Finding Dory
REGISTA: Andrew Stanton e Angus McLane
SCENEGGIATORE: Andrew Stanton e Victoria Strouse
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 97'
ATTORI: con le voci italiane di Carla Signoris, Luca Zingaretti.
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Dopo aver riportato Nemo a casa, la vita scorre tranquilla alla barriera corallina. Il piccolo pesce pagliaccio continua a frequentare la scuola, il padre a preoccuparsi per lui e l’amica Dory a dimenticare tutto. Poi, all’improvviso, ecco emergere dalla sua memoria ballerina un ricordo nitido. Dory, infatti, ricorda dove abita la sua famiglia, in California, e in men che non si dica lo strano trio è costretto a rimettersi in viaggio per una nuova, avvincente avventura che li renderà ancora più famiglia.

Quello che rimane dopo la parola “fine”

Non è abitudine per la Pixar proporre i sequel dei suoi successi (la trilogia di Toy Story è da considerarsi a tutti gli effetti un’eccezione e Monsters University un esperimento). Questo perché, più di ogni altra Casa di Produzione, crede nella forza della storia da raccontare, prima ancora che nella splendida animazione con cui la animerà. Non è detto quindi che una storia, per quanto forte, abbia altro da raccontare dopo la parola “fine”. È per questo che Andrew Stanton, già regista e sceneggiatore del primo capitolo (che gli è anche valso un Oscar) ci ha messo ben 13 anni ad accettare l’idea di riprendere in mano i personaggi di Alla ricerca di Nemo. “Rivedendolo” – ha raccontato in un’intervista – “ho capito che il personaggio di Dory era incompiuto e mi ha dato fastidio che questo pesce meraviglioso, che aiuta il padre e il figlio a ritrovarsi, resta con il mistero di chi sia e da dove venga”. Questo dunque lo spunto iniziale ma, come detto, alla Pixar interessa raccontare storie che meritino. Ed ecco la magia: partendo dalla domanda “Chi è Dory?”, Stanton e Victoria Strouse (co-sceneggiatrice insieme al regista) compongono una favola su un tema inusuale, soprattutto in un cartone animato: la disabilità.

Le abilità “diverse” di Dory e dei suoi amici

Dory, infatti, è affetta da perdita della memoria a breve termine, eppure, nonostante questo deficit, compie un viaggio improbabile e anzi riesce a trasformare il proprio limite in una capacità. Tanto che, chi prima, chi dopo, tutti gli altri protagonisti del film arrivano a chiedersi: “Cosa farebbe Dory se fosse qui?”. Già, perché è questo lo splendido messaggio lanciato dal film: il disabile è solo una persona con una diversa abilità, “diversa” appunto, ma non per questo sbagliata.
La disabilità di Dory, però, non è l’unica! La meta del viaggio è infatti il Centro Oceanografico di Morro Bay, dove i volontari si prendono cura degli animali malati prima di re-immetterli nell’oceano. Ecco dunque Bailey, il beluga convinto di avere un sonar difettoso, Destiny, lo squalo balena miope, e soprattutto il burbero ma tenero polpo Hank, rimasto con solo sette tentacoli, ma ben tre cuori. Sono loro i protagonisti di un’avventura colorata, divertente, emotiva. Un’avventura con cui la Pixar riesce ancora una volta a fare centro. Ora infatti sappiamo tutto di Dory e soprattutto sappiamo che ne valeva la pena!

Andrea Valagussa

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