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Assassin’s Creed


TITOLO ORIGINALE: Assassin's Creed
REGISTA: Justin Kurzel
SCENEGGIATORE: Michael Lesslie, Adam Cooper, Bill Collage
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 116'
ATTORI: Michael Fassbender, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Charlotte Rampling.
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza e di tensione.
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Callum Lynch è un discendente di Aguilar de Nerha, un membro della Confraternita degli Assassini, vissuto ai tempi dell’Inquisizione spagnola. Condannato a morte per omicidio, viene salvato dall’esecuzione dalla Fondazione Abstergo, multinazionale dietro la quale si cela l’Ordine dei Templari, protagonisti da secoli di una guerra segreta contro gli Assassini. Tramite l’Animus, un dispositivo evolutissimo tecnologicamente, Callum è costretto a rivivere i ricordi del suo antenato per scoprire dove gli Assassini hanno nascosto la Mela dell’Eden, un antico manufatto che contiene il codice genetico del libero arbitrio. L’obiettivo? Privare l’umanità della facoltà di scelta, l’unico modo, secondo la Fondazione, per eliminare la violenza dalla faccia della terra…

Due anime che non si amalgamano

L’attesissima trasposizione cinematografica di uno dei videogiochi più popolari degli ultimi anni è, a parere di chi scrive, un’operazione riuscita solo a metà. La pellicola ha il merito indubbio di esaltare l’elevatissimo tasso di spettacolarità del gioco ma, d’altro canto, lascia un po’ a desiderare sul piano della storia. La sensazione, a conti fatti, è di avere a che fare con un film che, per ovvie ragioni di struttura, ha due anime distinte che la sceneggiatura non è riuscita a rendere amalgamate e organiche.

Tante tematiche interessanti schiacciate dalla mancanza di tempo

Da una parte, infatti, c’è il filone action, che riverbera principalmente negli inserti nel passato (Spagna 1492, per la precisione), dove la cavia Callum rivive i ricordi del suo avo Aguilar, tra inseguimenti da capogiro, uccisioni e combattimenti all’ultimo sangue, vertiginosi salti nel vuoto e panoramiche aeree mozzafiato; dall’altra, invece, c’è il risvolto da “thriller storiografico” che tra complotti sotterranei e reinterpretazioni (chiamiamole così) storiche, riprende gli elementi del genere narrativo di cui Dan Brown è portabandiera. È in questa dimensione che viene messo in scena il racconto vero e proprio ma, anche per motivi di spazio, gli intenti tematici potenzialmente più interessanti rimangono frustrati.
Nonostante l’esilità del plot, infatti, non si può dire che a livello di contenuti non sia un progetto ambizioso. Gli autori (rimanendo anche in questo fedeli al videogioco) hanno ripreso il tema della libertà e lo hanno caricato di una posta in gioco altissima che non può lasciare di certo indifferente lo spettatore. Il dilemma morale è portato in scena nel film dal secolare conflitto tra Assassini e Templari, con le loro ideologie contrapposte.

Quali sono i buoni e quali i cattivi?

Gli Assassini usano la violenza per difendere la libertà di pensiero e di scelta contro tutto ciò che potrebbe inibirla imbrigliarla: quindi la morale, la religione, le leggi. La loro missione – dai risvolti vagamente anarchici – è l’esaltazione dell’individuo con le sue qualità e le sue idee, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. I Templari, invece, sono un’entità secolare che ha in mano il potere e le sorti del mondo, e si propone di abolire la violenza dalla faccia della terra – e con essa quindi ogni guerra, ogni sopruso e ogni abominio. Per lo spregiudicato CEO della Abstergo, (Jeremy Irons) e per la figlia idealista (Marion Cotillard), convinta che quello sia il vero bene, l’unica via percorribile per il raggiungimento di tale obiettivo è la sottrazione del libero arbitrio al genere umano, cosa che permetterebbe di “intorpidire” i popoli per poterli soggiogare e controllare meglio.
È ovvio che di fronte a uno scenario simile risulta estremamente complicato, e persino alienante, provare a empatizzare con una delle due parti. La domanda che ci si porta dietro dal primo all’ultimo minuto quindi è: quali sono i buoni e quali i cattivi? Il rischio concreto è quello di terminare la visione del film senza risposte convincenti.

Gabriele Cheli

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