Londra. L’agente segreto del MI6 George Woodhouse riceve un delicato incarico: identificare la talpa che ha trafugato un software di nome Severus. Tempo: una settimana. I sospettati, interni all’agenzia, sono cinque: Clarissa, Freddie, Zoe, James… e la moglie stessa di George, Kathryn. George dirama un invito a cena e raduna tutti intorno ad un tavolo, nella casa in cui vive con Kathryn. La cordialità tra i sei è fin da subito insidiata da reciproci sospetti. E non appena George propone un insolito gioco di gruppo, una velenosa ostilità s’insinua anche tra le coppie (Clarissa è fidanzata con Freddie, Zoe con James). Della caccia alla talpa, è solo l’inizio.
Steven Soderbergh non è certo il primo a dirigere per il grande schermo un thriller di spionaggio con protagonisti due agenti sentimentalmente legati tra loro. Ma il sospetto nei confronti di un coniuge potenzialmente letale (l’indagine di George nei confronti di Kathryn), abbinato ad altri elementi del racconto e della messinscena, procurerà ad alcuni il piacevole ricordo del cinema di Hitchcock (ad esempio Il sospetto e Nodo alla gola). Il che, da un lato, rende la pellicola a tratti davvero appassionante. Dall’altro, implica una certa rinuncia alla verosimiglianza, fatto che rischia di ridurre il suo imprevedibile scacchiere di spie ad un mero gioco intellettuale, vanificando così gli enigmi morali messi a tema. Enigmi peraltro non meno coinvolgenti della trama che li apre. I due principali: la fedeltà coniugale è possibile? Ed è più o meno vincolante della fedeltà alla patria?
Quanto al primo, George e Kathryn sono profondamente complici l’uno dell’altra, coinvolti in un legame la cui magia sembra nota a loro soltanto: un’esperienza che ha dell’esclusivo. I colleghi restano infatti sorpresi sia dalla stabilità del loro matrimonio, sia dal fatto che questa abbia trovato dimora tra agenti segreti, nel quartier generale della simulazione e del doppio gioco. In realtà, nel far intendere quanto gli altri personaggi siano abituati a promiscuità e tradimenti, Black Bag vuole domandarsi non se e come l’amore sia possibile nel regno dello spionaggio, ma dovunque.
Ad essere predisposte alla finzione sembrano infatti le relazioni in quanto tali, come se liberarsi della menzogna fosse di fatto impossibile. O come se la psicanalisi – ben presente nel racconto – avesse iniettato nei rapporti l’attitudine a scovare retroscena, a smascherarsi a vicenda, agendo da equivalente di un’operazione spionistica. Promettersi ad una persona soltanto sembra destinato al fallimento. Difatti, l’inflessibile monogamia di George e Kathryn è considerata se non eccentrica, quantomeno controcorrente: sotto sotto, i veri trasgressivi sembrano loro. Quale segreta alchimia ha saputo saldarli così bene tra loro? E saprà questa sopravvivere alla prova di un marito costretto ad indagare la moglie? O l’incantesimo si spezzerà?
Quanto al secondo dilemma, i termini del problema appaiono in parte diversi dalla tipica alternativa tra amore e dovere, affetto personale e ragion di Stato, desiderio individuale e bene comune. Per prima cosa, Black Bag tratta di due obblighi ugualmente supremi: quello di essere pronti a dare la vita per il coniuge e quello di fare altrettanto per la patria. Secondo, viene presa in considerazione non soltanto la possibilità che l’una cosa imponga all’altra di sacrificarsi, ma quella, più sottile, che l’una – chi vedrà, capirà – abusi dell’altra. E in tal caso, potrebbe trattarsi non di stabilire quale delle due goda di priorità, ma di tracciare dei limiti invalicabili di non violabilità.
Di certo, lo sceneggiatore David Koepp avrebbe potuto circostanziare meglio entrambe le riflessioni. Al di là della loro soluzione, un fatto sembra però sicuro: a qualcosa si è pur sempre fedeli. Anche chi fosse abituato ad erigere castelli di menzogne, comunque le pronuncerebbe in nome di un obiettivo univoco, nel quale ha scelto di investire vita ed energie. Per quanto ingannevoli le sue maschere ed elaborati i suoi sotterfugi, al fondo di essi l’oggetto del suo amore non sarà mai doppio, ma sempre uno: la sua posizione nei confronti altrui, anche. Casomai, il problema è che di fronte a persone come George, Kathryn e colleghi occorre un’attenzione speciale per scoprire dove questa lealtà risieda.
In fin dei conti, è proprio la lealtà ad essere inevitabile, non il contrario. L’equivocità può nasconderla, ma non sopprimerla. La verità non si cancella.
Marco Maderna
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