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Bussano alla porta


TITOLO ORIGINALE: Knock at the Cabin
REGISTA: M. Night Shyamalan
SCENEGGIATORE: M. Night Shyamalan, Steve Desmond e Michael Sherman; dall’omonimo romanzo di Paul G. Tremblay
PAESE: USA, Cina
ANNO: 2023
DURATA: 100'
ATTORI: Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge e Kristen Cui
SCENE SENSIBILI: tensione psicologica e violenza nei limiti delle convenzioni del genere horror thriller. Con opportuni cambi d’angolo di ripresa, la regia risparmia allo spettatore la visione grafica dei sanguinosi omicidi messi in scena.
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Andrew e Eric sono una giovane coppia omosessuale. Hanno adottato una bimba, Wen, che adesso ha sette anni. Mentre i tre stanno trascorrendo ore liete nella loro casa di vacanza, uno chalet nel bosco, si ritrovano sotto attacco. Quattro sconosciuti di estrazione del tutto comune – un insegnante, una cuoca, un’infermiera, un tecnico del gas – muniti di armi fai da te arrivano dal nulla per renderli vittima di un piano incredibile. Prima con le buone, poi meno, gli invasori intendono convincere i poveretti della necessità che facciano una scelta atroce. Che convengano su chi di loro tre debba essere sacrificato affinché il mondo si salvi. Se prima di sera i tre non decideranno e di propria mano non agiranno di conseguenza, l’apocalisse, che ha già iniziato ad abbattersi sul pianeta, si completerà. Lasciando Andrew, Eric e Wen solitari superstiti.
I quattro sono dei pazzi? Le visioni che con inquietante coerenza li hanno fatti incontrare sono l’autocondizionamento di una setta nata su Internet? E se fosse tutto “solo” una sadica messa in scena per accanirsi su due gay? Fosse, invece, tutto vero?

Stilemi horror e impronta autoriale

L’amore salverà il mondo. Il film argomenta in questa direzione concentrandosi tutto sulla scelta impossibile piombata sui protagonisti. Lo fa in adempimento financo eccessivo di quanto si trova indicato nei manuali di sceneggiatura: un dilemma è ingrediente fondamentale di una buona storia. La trama, infatti, come paga di poter contare sulla questione terribile posta ai nostri eroi, vi resta poi un po’ ferma sopra. Manca di varietà interna, psicologica e di azione. Anche perché, ma questo è un merito, il film è breve.
La componente horror thriller è eseguita con competenza. C’è il consolidato modulo della casa violata e trasformata in prigione. C’è la morsa che si stringe. Non solo le notizie alla tv di moderne piaghe d’Egitto che squassano il globo. Anche la pressione dovuta allo spettacolo offerto dai quattro messaggeri, dei quali ogni due ore uno deve essere ucciso davanti agli occhi di Andrew, Eric e Wen – un incentivo a decidersi.
Nel romanzo di Tremblay, Shyamalan ha trovato spunti per dare ennesima rappresentazione di un motivo a lui caro, la fede. Come sempre il regista-autore la declina in termini vaghi, aconfessionali. Termini simil cristiani con sfumature paranormali. Mescolando il sentimento di un’entità superiore che governa i destini umani (i riferimenti biblici liberamente reinterpretati) con presenze fantasmatiche ultramondane aggirantisi in mezzo a noi (la sagoma misteriosa che Eric ritiene di aver intravisto). Andrew, avvocato liberal specializzato nei diritti umani, rappresenta il punto di vista scettico (secondo lui le immagini televisive sono un falso: girano su un circuito chiuso allestito ad hoc). Eric, conservatore cristiano, è il possibilista, chi potrebbe convertirsi. Leonard, l’insegnante dal fisico poderoso e dai modi garbati, il peso di un compito doloroso sulle sue spalle, il credente.

Il punto debole nell’ispirazione di fondo

In un flashback apprendiamo che Eric e Andrew hanno mentito per ottenere l’adozione di Wen da un’associazione religiosa (Andrew si spaccia per il cognato di Eric). Il film lo racconta veloce e con favore. Forse banalizzando.
In generale, non convince il disegno d’insieme della pellicola. In un modo o nell’altro, fa problema il perché dell’assedio, del dilemma. Se è crudeltà contro i gay (i sequestratori negano), perché proprio contro quella coppia? Se è una setta di schizzati, stessa domanda. Che rimane tale anche in caso contrario. Cioè se davvero c’è un ordine che arriva dall’alto. Con, per giunta, il cortocircuito di una trascendenza che invita a sadici sacrifici e ammazzamenti onde placarsi e risparmiare il genere umano. Come a dire “perché l’amore trionfi dovete prima fare i carnefici”. Avendo visto il film (il libro è un po’ diverso), Tremblay avverte nella pellicola un messaggio sconfortante: “Trovo terrificante che ci sia questa forza superiore che, volenti o nolenti, sacrifica alcuni uomini per tutti gli altri. Non sembra una cosa molto etica da fare, trovo che non dia tanta speranza”.

Paolo Braga

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