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Cold War


TITOLO ORIGINALE: Zimna wojna
REGISTA: Paweł Pawlikowski
SCENEGGIATORE: Paweł Pawlikowski, Janusz Głowacki, Piotr Borkowski
PAESE: Polonia
ANNO: 2018
DURATA: 85'
ATTORI: Joanna Kulig, Tomasz Kot, Borys Szyc, Agata Kulesza, Cédric Kahn, Jeanne Balibar
SCENE SENSIBILI: alcune scene sensuali con accenni di nudo
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

La tormentata storia d’amore tra un musicista jazz e una giovane cantante nella Polonia dei primi anni ’50.

La storia tragica di due amanti divisi dal loro stesso amore

Dopo l’Oscar per Ida, Pawlikowski viene premiato a Cannes 2018 come miglior regista con un’incredibile storia d’amore in bianco e nero, ambientata nella Polonia dell’immediato dopoguerra. Wiktor (Tomasz Kot) è un musicista amante del jazz, costretto a dirigere quello che poi diventerà il Mazowsze, un gruppo che si esibisce in balli e canti tradizionali voluto dal governo filosovietico e poi esportato in tutto il blocco orientale. Durante le audizioni, che portano Wiktor a girare per le campagne polacche, l’uomo incontra Zula (Joanna Kulig), una giovane ragazza dal passato burrascoso che si finge contadina per entrare nella compagnia. Tra i due nasce subito una passione intensa che a Berlino spinge i due a organizzare una fuga dall’altra parte del blocco, per poter vivere liberamente il proprio amore. Ma Zula, senza preavviso, non si presenta all’appuntamento, e Wiktor, dopo averla aspettata per ore, attraversa il confine senza di lei. Da questo momento ha inizio una storia tormentata, fatta di rincorse e fughe, in cui i continui cambiamenti politici si intrecciano con il doloroso eppure profondo rapporto fra i due amanti, incapaci di dimenticarsi l’uno dell’altra ma anche di stare insieme. Perché Zula non si è presentata all’appuntamento? «Non mi sentivo all’altezza» rispon- de con aria triste a Wiktor mentre camminano per le romantiche strade di Parigi, entrambi impegnati in altre relazioni, nonostante la passione latente. E continueranno a cercarsi, incuranti delle le limitazioni politiche e sociali. Lui cercherà di incontrarla in Iugoslavia, ma verrà scoperto dai servizi segreti e rispedito in Francia. Di nuovo a Parigi potranno vivere liberamente il loro amore ma Zula, incapace di adattarsi, fuggirà di nuovo in patria. Wiktor si farà addirittura chiudere in un campo di lavoro pur di restarle vicino, e lei accetterà un matrimonio di interesse pur di farlo uscire, fino al tragico epilogo che li vedrà finalmente insieme, questa volta per sempre.

Cosa vuol dire amarsi davvero?

Un amore eterno eppure tormentato non solo dalla condizione di eterni esiliati, ma soprattutto dall’incapacità di adattarsi l’uno all’altra. «Ma l’amore è amore» dice Wiktor, e per tutta risposta si sente rinfacciare da Zula di aver attraversato il confine senza di lei, perché in fondo il desiderio di esprimere liberamente il proprio talento è sempre venuto prima di tutto. E allora che cos’è l’amore? È la domanda che rincorrono i due protagonisti con drammatici e continui scambi di sguardi. Le relazioni occasionali o di interesse in cui si immergono sono nulla in confronto all’amore che provano l’uno per l’altra e che per tutta la vita cercano di coronare di fronte a Dio, in cui Zula ammette di credere. Un amore che per tutto il film rischia di soffocare sotto l’orgoglio, la fragilità, l’egoismo, ma che sempre riaffiora, incapace di esprimersi pienamente, e che nel tempo viene forgiato dalla sofferenza, dal dolore e dall’irrimediabile necessità del sacrificio totale di sé. Un film maestoso, visivamente e umanamente, che attinge ai ricordi del regista, spettatore silenzioso dell’amore tormentato dei genitori. Una colonna sonora struggente che ferisce il cuore in profondità, rendendo la narrazione ancora più viva. Un finale che lascia un po’ l’amaro in bocca per la mancanza di speranza e di fiducia nell’uomo, ma che fa riflettere potentemente su cosa voglia dire amarsi davvero.

Scegliere un film 2019

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