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Come il vento


TITOLO ORIGINALE: Come il vento
REGISTA: Marco Simon Puccioni
SCENEGGIATORE: Marco Simon Puccioni, Nicola Lusuardi, Heidrun Schleef
PAESE: Italia/Francia
ANNO: 2012
DURATA: 110'
ATTORI: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Marcello Mazzarella, Vanni Bramati
SCENE SENSIBILI: scene di forte tensione.
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Armida Miserere è una donna decisa e intransigente che, negli anni Ottanta, a soli trentasei anni viene designata come direttrice del carcere di Opera. Qui conosce Umberto Mormile, educatore, che in quel periodo è tra i primi a sperimentare il teatro nelle carceri. I due si innamorano e avviano una relazione. Ma ecco che Umberto, poco dopo la comune decisione di fidanzarsi e allargare la famiglia, viene barbaramente assassinato. Il mondo crolla addosso ad Armida, cui non rimane altro che buttarsi anima e corpo nel lavoro. Dal 1990 in poi le viene affidata la direzione delle carceri più “calde” e problematiche d’Italia. Armida dice sempre di sì, senza obiettare, proprio perché ormai non ha niente da perdere. Ma a poco a poco anche la carriera non basta più a colmare il vuoto che l’attanaglia, e Armida si fa sempre più schiva e rancorosa. Nel 2001, finalmente, i mafiosi che hanno progettato l’assassinio del compagno hanno un volto; ma nemmeno questo è sufficiente a restituirle l’affetto e il calore persi per sempre. Armida, sconfitta e senza più speranza, si suicida nel giorno del Venerdì Santo del 2003.

Il fascino contraddittorio di Armida Miserere

Pur all’interno di contorni cupi, il ritratto che viene fatto di Armida Miserere è intrigante e ricco di fascino. Tutto si gioca sui contrasti, in un perfetto equilibrio di luci e ombre. Armida è forte, volitiva, fredda e militaresca, quasi disumana, ma nell’essere messa a dura prova dalla vita, finisce per mostrare una fragilità e un’insicurezza del tutto umane. Esattamente come il nome che porta, è l’eroina di una tragedia, che combatte stoicamente contro il destino. E quando questo finisce per sopraffarla, non avendo maturato una speranza, né religiosa né di qualunque altra natura, Armida si arrende.

Ti costringe al silenzio il finale di questo biopic, asciutto e severo come tutto il resto del film. Dinanzi al dramma umano di chi si spinge fino a rinnegare la propria vita, non si può né commentare né provare a spiegare. Il personaggio di Armida Miserere guadagna il nostro silenzio grazie alla sua credibilità e alla sua intensità. Bravi Puccioni e i suoi cosceneggiatori nel rendere sulla pagina la personale interpretazione di un personaggio storico, bravissima la Golino nel renderlo vivo, prestando il proprio corpo e la propria voce.

La parabola di una vita spezzata

Sul perché invece si sia scelto di raccontare la storia di questa donna, è giusto e doveroso interrogarsi. Il fatto che il film sia tratto da una storia vera da un lato spinge lo spettatore ad affezionarsi in poco tempo alla protagonista, dall’altro però, a visione ultimata, lo costringe a chiedersi la ragione per cui si sia scelto di parlare proprio di lei. Il ritratto che ne risulta è affascinante, la vicenda è adattata a lungometraggio in modo curato, lo spaccato che il film offre dell’Italia degli anni Novanta è coinvolgente, specie per chi in quegli anni ha prestato attenzione a politica e cronaca. Ma tutto ciò forse non basta a giustificare tale scelta. La storia di Armida Miserere infatti è ricca di ideali; quel che manca è il reale. La realtà pare sconfessare tutto ciò in cui ella ha riposto fiducia, e i suoi ideali finiscono per morire insieme a lei. È una donna che ha lottato tutta la vita, ma ha perso. È una donna che ha fatto discutere finché era in vita, ma ha scelto, da ultimo, il silenzio. Non c’è insegnamento che si possa trarre, né slancio da cui ripartire. La parabola della sua vita, stigmatizzata nelle sue stesse parole finali, si ferma al Venerdì Santo. Il dolore uccide, e non c’è possibilità di Resurrezione. Morendo la carne, non rimane altro che tramutarsi in vento, e soffiare via, lontano, ogni pena. Ma anche ogni possibilità di gioia.

Scegliere un film 2014

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