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Devil’s Knot – Fino a prova contraria


TITOLO ORIGINALE: Devil’s Knot
REGISTA: Atom Egoyan
SCENEGGIATORE: Paul Harris Boardman, Scott Derrickson
PAESE: USA
ANNO: 2013
DURATA: 114'
ATTORI: Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamricj, Seth Meriwether, Dane DeHaan, Kristopher Higgins, Stephen Moye
SCENE SENSIBILI: immagini molto crude, scene di violenza e di forte tensione psicologica.
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Nella placida cittadina di West Memphis tre bambini vengono seviziati e uccisi in un bosco. Si indaga su un gruppo di adolescenti dediti al metal e all’esoterismo. Ron, investigatore assetato di verità, non è convinto delle prove a carico dei ragazzi, che rischiano la pena di morte. Decide quindi di offrire il suo aiuto agli avvocati difensori e approfondire le indagini, incontrando la resistenza del paese. Solo Pamela, dolente madre di uno dei bambini, è interessata come Ron a una verità più profonda.

Un’oscura vicenda ispirata a una storia vera

   L’oscura vicenda dei bambini di West Memphis ha ispirato un libro (Devil’s Knot: The True Story of The West Memphis Three di Mara Leveritt) e ben quattro film documentari, tale è stato l’impatto provocato dalla sinistra efferatezza del delitto e dalla sua apparente insolubilità. In Devil’s Knot- Fino a prova contraria, Egoyan è come se si lasciasse imbrigliare dalla potenza della storia e dai suoi risvolti legali, non rischiando mai una chiave interpretativa e narrativa. Eppure nel film non mancano certo temi sensibili, di forte impatto emotivo e speculativo: l’innocenza violata, l’abisso del dolore di una madre, la sete di giustizia di un giusto controcorrente. Ma, come bloccati da una funesta indecisione, regista e sceneggiatori imboccano disordinatamente più strade, senza mai scegliere quella maestra, negando così al film coesione e spessore.

E’ sorprendente come, nonostante gli interpreti di valore, Ron (Colin Firth) e Pamela (Reese Witherspoon), pur animati da fortissime motivazioni, non riescano a emergere dalla bidimensionalità dello sfondo, creando nello spettatore un’empatia solo superficiale. Stupisce ancora di più la progressiva dispersione narrativa a fronte di un discreto set-up del rapporto tra il piccolo Stevie e la madre Pamela e di una sapiente gestione della tensione nel raccontare la sparizione dei tre bambini. L’unico punto di forza del film risiede proprio nell’arte dell’inquietudine, abilmente evocata dalle inquadrature della palude e dai commenti blues della colonna sonora. Si ha l’impressione che, nell’interpretazione creativa degli escamotage di genere, Egoyan abbia saputo costruire una confezione lustra ed elegante che rimane però perfettamente vuota.

Un thriller che non prende mai il via

Se gli sprazzi di introspezione che si aprono sull’anima sprofondata di Pamela sono rapsodici e mai funzionali, è persino peggio quando si tratta di Ron, che pure dovrebbe condurre l’azione. Dell’investigatore sappiamo solo che sta soffrendo per un divorzio e quando, intorno al trentesimo minuto, lo vediamo finalmente dare avvio alle indagini, è per noi poco più che un estraneo. Persino il rapporto, potenzialmente carico di tensioni, tra Ron e Pamela viene bruciato in una sola scena che, proponendosi come risoluzione finale, denuncia la sua inefficacia nella necessità di proseguire con un’inesauribile sequenza di cartelli esplicativi.

Nella vicenda di West Memphis si celano indubbiamente tematiche care a Egoyan, come la sofferenza degli innocenti o le reazioni di una comunità a una tragedia che interpella nell’intimo il suo senso di giustizia (come nel suo Il dolce domani). A maggior ragione dispiace che il film si riveli ben presto un cimitero di occasioni mancate, di conflitti solo abbozzati, di personaggi che forse, se fosse dato loro spazio, ci piacerebbe conoscere. Tra questi Damien Echols, leader carismatico dei giovani sospettati, sospeso tra la supponenza delirante dello psicopatico e la fragile insicurezza del ragazzino. In lui balena una tenerezza che, se adeguatamente raccolta dalla sceneggiatura e giocata nel rapporto con Ron, avrebbe conferito alla posta in gioco delle indagini tutt’altro spessore emotivo.

Devil’s Knot- Fino a prova contraria si rivela, invece, l’ennesima dimostrazione che la somma di un buon cast, una discreta regia, un’eloquente colonna sonora e uno spunto narrativo potentissimo può non dare come matematico risultato un buon film. Abbandonati dal supporto di una solida sceneggiatura rimaniamo a contemplare, come in un museo, una galleria di personaggi statici e affascinanti che, fantasmatici nei loro contorni confusi, fatichiamo a riconoscere come nostri simili in carne e ossa.

Scegliere un film 2014

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