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Diana – La storia segreta di Lady D.


TITOLO ORIGINALE: Diana
REGISTA: Oliver Hirschbiegel
SCENEGGIATORE: Stephen Jeffreys
PAESE: Gran Bretagna/Francia/Croazia
ANNO: 2013
DURATA: 113'
ATTORI: Naomi Wats, Naveen Andrews
SCENE SENSIBILI: nessuno.
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

La principessa Diana è in piena crisi matrimoniale con suo marito il principe Carlo e, mentre ancora il suo segretario e braccio destro fa di tutto per trovare un compromesso che possa riunire la famiglia reale, Diana si innamora, ricambiata, di un affascinante e talentuoso cardiochirurgo di origine pakistana, Hasnat Kahn. L’incontro avviene fortuitamente in ospedale e innescherà la scintilla che incendierà gli ultimi due anni della vita della principessa.

Una Diana disperata e innamorata

Avremmo voluto cominciare scrivendo subito in cosa sia consistito il tentativo del film per poi cercare di raccontare come il regista e lo sceneggiatore abbiano cercato di dispiegarlo in gesti, immagini e parole. Tuttavia ci troviamo costretti ad ammettere che questa love story biografica sembra mancare di una prospettiva profonda e di conseguenza nemmeno conosce uno sviluppo degno di questo nome.

Il film ruota intorno a un unico perno emotivo: l’immenso, ossessivo desiderio di Diana di essere amata e di essere capita. Sì, è vero, molti dei film che ci restano dentro non hanno altro scopo che di analizzare un solo desiderio, o un solo sentimento. Ma ciò che rende grandi questi film è la capacità di mostrare quest’unica dimensione umana da molte angolature, magari da dentro a molti cuori, offrendoci di essa sfumature e insieme la possibilità di seguire un percorso, di seguire, ascoltare, assistere a una vita in atto.

In Diana – La vita segreta di Lady D. ciò non avviene. La trama non dà mai la sensazione di muoversi e di respirare insieme ai due amanti, ai loro slanci, alle loro paure. L’unico e solo desiderio di Diana, quello di essere amata, non è il propellente del film, diventa invece una specie di sabbia mobile. In qualsiasi direzione il film si muova questo elemento non fa altro che affossare le sequenze, le scene, le battute, persino le inquadrature, rendendole monotone, emotivamente e drammaturgicamente statiche. Hirschbiegel ci mostra insomma una Diana completamente sola, che vive nella speranza di un principe azzurro. Quando questo principe azzurro arriva, si presenta sotto le spoglie di un cardiochirurgo. E davvero ci sconcerta che l’unica cosa che il regista sembra voglia farci apprezzare di lui siano il talento e il passato di povertà: il vero problema è che, lungo tutto il film, di Hasnat non riusciamo ad apprezzare nemmeno una scintilla di vera umanità…

Personaggi dalla poca umanità

Al personaggio di Hasnat manca proprio la dote, il dono fondamentale dell’amante… che è il vero amore. Un uomo affascinante, bravo, quasi geniale nel suo lavoro, ma così orgoglioso ed egoista da non essere mai in grado di muovere un vero passo verso la donna che dice di amare con tutto il cuore, così che, neanche troppo gradualmente, finisce col diventarci odioso. E una domanda sorge spontanea. Cosa ha portato Diana a innamorarsi di lui? Anche le missioni umanitarie di Diana non sono più un’occasione per farci vedere il cuore di Diana, ma una “scusa” per mostrarci come la donna non si senta capita dai media, dal mondo e dalla famiglia reale, o per farci capire quanto i consigli telefonici di Hasnat riescano a confortarla. Così, per esempio, i bambini vittime delle mine antiuomo appaiono sullo sfondo della storia, come “strumenti” che Diana e il regista usano per dire qualcosa, più che persone reali cui la donna vorrebbe offrire una scintilla del suo amore disperato.

Le vite dei due restano così come erano prima, chiuse in una relazione segreta e asfittica, parallele, ultimamente indifferenti l’una all’altra. Soprattutto quella di Hasnat, colui che avrebbe dovuto diventare la risposta al desiderio di Diana, e invece è sempre Diana a inseguirlo. La donna, presa nella spirale del proprio bulimico bisogno di amore, diventa un personaggio senza spessore, il cui unico tratto fondante è la disperazione. La bellezza di Hasnat è solo negli occhi di lei, non nei nostri. E così, mano a mano, anche nella trama si allargano grandi falle fino a quella più clamorosa. Quando il film si chiude, siamo portati a pensare che la morte di Diana non sia avvenuta tanto, come vorrebbe farci credere il regista, perché Hasnat (il quale per l’ennesima e definitiva volta l’aveva respinta) non sia riuscito – involontariamente – a salvarla con la sua ultima telefonata (fatta dopo mesi di cocciuto silenzio) ma, al contrario, che la principessa sia morta per colpa dell’incapacità di amore di lui. Che insomma Hasnat sia stato il colpo di grazia.

La debolezza drammaturgica del film finisce così con l’intaccarne irrimediabilmente anche il cuore, rendendolo piuttosto insipido a livello umano, psicologico ed emotivo, e soprattutto privo di un vero segreto da regalare al pubblico.

Scegliere un film 2014

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