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Elysium


TITOLO ORIGINALE: Elysium
REGISTA: Neill Blomkamp
SCENEGGIATORE: Neill Blomkamp
PAESE: USA
ANNO: 2013
DURATA: 109'
ATTORI: Matt Damon, Jodie Foster, Sharlto Copley, Alice Braga
SCENE SENSIBILI: molte scene di violenza anche grandguignolesca, turpiloquio
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Nel XXII secolo sulla Terra, malata, sovraffollata e inquinata, sono rimasti solo i poveri, mentre i ricchi, accuditi da droidi e robot, se ne stanno su Elysium, un’enorme stazione orbitante attorno al pianeta che sembra un resort a cinque stelle. Max, ex carcerato con un modesto lavoro in fabbrica, ha sempre cercato di cavarsela, ma un giorno rimane vittima di un’esposizione radioattiva che gli lascia solo cinque giorni di vita… a meno che non riesca ad andare su Elysium, dove capsule apposite curano qualunque malanno. Max è disposto a tutto per salvarsi la vita, ma si ritrova coinvolto in qualcosa di più grande di lui.

Tanti pregi ma alcuni difetti narrativi

Il regista-sceneggiatore Neill Blomkamp si è fatto notare quattro anni fa con District 9, fantascienza a basso costo ma ad alto tasso di inventiva, con un gruppo di alieni brutti, sporchi e (forse) cattivi precipitati sulla terra e stabilitisi in una favela alle porte di Città del Capo in attesa di riuscire a tornare sul loro pianeta. Blomkamp usava la metafora dell’alieno (in inglese la parola alien indica gli extraterrestri quanto gli immigrati clandestini) per tirare i fuori i panni sporchi della società contemporanea e dei suoi esclusi. Lo faceva con intelligenza e umorismo, senza preoccupazioni per il politically correct (il protagonista Sharlto Copley, che torna qui come agente governativo in incognito, psicopatico e violentissimo, era allora un poliziotto vigliacchetto ed egoista). Qui ritenta la stessa carta ma, a parte l’indubbio pregio visivo della pellicola, la storia si piega sotto il peso delle sue pretese idealiste, ma anche di un plot che fa acqua in diversi punti e non si preoccupa di approfondire nessuno dei personaggi.

La distopia futuristica prevede un mondo in cui il famigerato 1% non si limita ad alzare muri per tenere fuori i poveracci, ma si costruisce un mondo bello, luminoso, pulito (Elysium, un nome significativo che insieme a qualche indizio lascia intendere che pure la durata della vita sia artificialmente prolungata), con un’assistenza sanitaria impeccabile addirittura fuori dal pianeta, che invece è ridotto a un’unica favela miserabile e violenta. Una vicenda governata però più dalla volontà di denuncia delle storture presenti che da un’autentica ispirazione narrativa: così alla fine è proprio la storia a latitare.

Una distopia che meritava di più

Max, il protagonista, cresciuto in una specie di orfanotrofio gestito da suore caritatevoli, ma un po’ fataliste (lo educano a credere in una vocazione personale e in un destino per ciascuno, ma poi dicono che certe cose non si possono cambiare), dopo essere ricorso al crimine per guadagnarsi un improbabile biglietto per Elysium, si è rassegnato a farsi i fatti suoi. Un incidente sul lavoro, però, lo mette di fronte alla prospettiva della morte certa nel giro di pochi giorni. E qui iniziano le incongruenze perché il nostro uomo, a dispetto di una contaminazione che dovrebbe distruggerlo fisicamente, grazie a un po’ di pillole e un apposito esoscheletro robotico, corre, spara e fa a cazzotti come manco Rambo, e neppure un manipolo di agenti segreti cattivissimi sembra capace di fermarlo.

Se proprio non si poteva rinunciare agli scontri fisici, perché non farsi bastare la figlioletta malata terminale della fidanzatina dell’infanzia per dare a Max un buon motivo per cercare un passaggio per Elysium? Evidentemente, Blomkamp non voleva lasciarci dubbi sulla natura riluttante del nostro eroe… Mettiamoci pure un complotto che coinvolge il ministro Delacourt (una Jodie Foster ghignante che fa di tutto per dare credibilità a una caricatura del peggior politico guerrafondaio e razzista) le cui tracce stanno nella testa di Max e potrebbero addirittura permettere alla gente sulla terra di acquistare la cittadinanza di Elysium e i suoi molti benefici… La storia ci mette poco a crollare sotto l’accumulo di questi e molti altri maldestri riferimenti al presente, ed è forse proprio questa incapacità di andare oltre la pur legittima trasposizione critica dell’esistente per cercare un senso più profondo alle vicende che, più ancora delle sue molte incongruenze, rende il film poco appassionante. Anche il cammino di Max, dal desiderio egoista di una salvezza personale al sacrificio per quella del suo prossimo vicino e lontano, non è, per usare un eufemismo, proprio la versione più originale di questo percorso. Dalle periferie aliene di Città del Capo al servizio sanitario per pochi di Elysium ci saremmo aspettati qualcosa di più di una scorciatoia ideologica e muscolare.

Scegliere un film 2014

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