Alaska. Madolyn Harris, agente degli U.S. Marshals, cattura Winston, un informatore in fuga, destinato a testimoniare a processo contro un capomafia. Il lungo viaggio verso il tribunale (New York) prevede un breve tragitto con scalo ad Anchorage, per percorrere il quale Madolyn noleggia un piccolo aeroplano, pilotato da un tale Daryl Booth. Ma Daryl è in realtà un sicario inviato ad uccidere Winston. Per giunta, è psicopatico.
La premessa è di quelle che sanno tenere col fiato sospeso: due passeggeri intrappolati in volo sopra i desolati rilievi dell’Alaska, i contatti radio malfunzionanti, nient’altro che schiere di cime innevate a perdita d’occhio. Un incanto trasformato in incubo, raccontato in tempo pressoché reale: grosso modo, i novanta minuti del film coincidono con la durata del volo dal cuore delle montagne al litorale del Pacifico. Per quanti apprezzano storie di sopravvivenza e fuga da minacce letali, le sequenze adrenaliniche non mancano di certo: Flight Risk è infatti una combinazione di horror, thriller e azione.
Ma contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, il folle Daryl, per quanto sinistro riesca ad essere, non è il pericolo più grave. Maggiore è la vertigine dovuta al mero fatto di trovarsi in alta quota su un velivolo inarrestabile, di cui Madolyn e Winston devono riuscire a prendere controllo. Molto è anche il tempo dedicato all’indagine che Madolyn, dispositivo satellitare alla mano, svolge in diretta telefonica per scoprire come un assassino sia riuscito a subentrare al vero pilota dell’aeroplano. Daryl in quanto tale regala sì qualche autentico brivido, ma nulla di più.
Non solo, ma il film è attraversato da un umorismo dalla dubbia funzione. Molto di esso proviene dal petulante Winston, fin da subito presentato, oltre che come tormentoso, come timoroso, indifeso, in definitiva inetto: l’ultima persona in grado di aiutare Madolyn contro Daryl. Da un lato, il proposito sembra quello di incrementare il livello di pericolo. Dall’altro, sembra quello (incompatibile) di stemperare l’angoscia con della comicità, fatto poco congeniale ad un film ad alta tensione. Non mancano inoltre alcune scadenti battute pronunciate da Daryl, unite a qualche mal assestata spiritosaggine da parte di uno degli interlocutori telefonici di Madolyn. E anche se le parole del primo possono trovare spiegazione nel suo squilibrio mentale, mentre quelle del secondo nel tentativo di rassicurare la malcapitata agente, il risultato è comunque maldestro. Se poi si abbina il tutto alla scarsissima plausibilità di diverse sequenze e ad alcuni dettagli grotteschi, la paura viscerale che pur talvolta affiora, rischia facilmente di spegnersi. In certe occasioni, si potrebbe anzi provare un legittimo imbarazzo.
È un peccato che Flight Risk sia infestato da tanta – presumibilmente involontaria – frivolezza. Anche perché, pur non godendo di chissà quale profondità e originalità tematica, il suo scopo non sembra quello di trasmettere pure sensazioni. Del resto, ogni racconto di viaggio, per quanto limitato nel tempo e nello spazio, è un paradigma della vita che vanta una storia plurimillenaria, disseminato di archetipi di rara potenza. Archetipi che nell’incontaminato e primordiale paesaggio dell’Alaska avrebbero potuto agevolmente trovare spazio. Può darsi che, sotterrati da qualche parte, l’abbiano trovato anche in Flight Risk.
Marco Maderna
Tag: 2 Stelle, Azione, Thriller