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Genius


TITOLO ORIGINALE: Genius
REGISTA: Michael Grandage
SCENEGGIATORE: John Logan
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 104'
ATTORI: Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Dominic West, Guy Pearce, Laura Linney
SCENE SENSIBILI: accenni verbali al sesso e qualche scena lievemente sensuale.
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Max Perkins è editor in un’importante casa editrice e ha curato la pubblicazione di giganti della letteratura come Hemingway e Fitzgerald. Un giorno legge le bozze del romanzo O Lost dell’esordiente Tom Wolfe e, profondamente colpito, decide di pubblicarlo. È l’inizio di un’amicizia e una collaborazione intensa tra il genio burrascoso di Wolfe e la solida sapienza letteraria di Perkins, un rapporto che supera i limiti professionali e coinvolge le rispettive famiglie e la vita dei due protagonisti.

L’amicizia tra Tom Wolfe e il suo editor

Genius racconta un’amicizia potente esplorando il microcosmo della letteratura americana negli anni Trenta, popolata dalle burrascose personalità di Fitzgerald, Hemingway, Wolfe, mondo affascinante e potenzialmente di grande impatto cinematografico. Eppure il film mantiene il fascino discreto e sonnolento di una grigia giornata di pioggia, non discostandosi persino nei momenti più intensi da una medietà equilibrata e scolorita.
La scelta della classica struttura biografica è vivacizzata dall’originalità del punto di vista dell’editor Perkins (un compassato Colin Firth), che porta sugli schermi un mestiere poco conosciuto, e forse anche poco cinematografico, con la sapiente formula del buddy movie: l’amicizia tra Tom Wolfe e il suo editor e scopritore si fonda sul conflitto potente e archetipico tra la forza vitale e, al contempo, distruttrice dell’artista (interpretata da un Jude Law inusitatamente carico di pathos) e la sapienza formale e ordinatrice dell’editor. Due poli antitetici e complementari che si incontrano tra letteratura e vita e per cui letteratura e vita sono la stessa cosa.

L’uomo dietro i grandi scrittori

Perkins è la colonna fondante di un sistema di autori geniali e fragili, emblema di un mondo editoriale virtuoso che permette allo strabordare del genio di diventare libro e affrancarsi dall’oblio.
L’editor ricorda nel contegno il protagonista di Quel che resta del giorno (film vicino per tono), un maggiordomo pudico la cui anima si nasconde sotto recessi di silenzio. L’anima di Max, come il suo possessore, indossa costantemente il cappello, e si lascia intravedere solo in spiragli di intimità con le figlie e con l’amico Tom. L’integrità e il fascino del personaggio sono però rotti dal ricorso verboso a dialoghi eccessivamente retorici, la prima di diverse imperfezioni tecniche che non permettono alla storia di colpire e appassionare lo spettatore come potrebbe.
Alla verbosità della sceneggiatura corrisponde una regia prosaica e statica, esasperata dalla fotografia desaturata che depriva di vita una materia che dovrebbe invece pulsare di passione.
Il regista Grandage, approdato al cinema dopo una brillante carriera a teatro, soffre forse di un’impostazione teatrale e si affida maggiormente ai dialoghi che al potenziale simbolico dell’immagine.

Una pellicola ingrigita e annacquata da scelte poco cinematografiche

Un soggetto così squisitamente letterario avrebbe richiesto maggior potenziale immaginifico per raggiungere lo spettatore del grande schermo. Ne consegue che la forza emotiva e archetipica dell’amicizia tra Max e Tom, per quanto ricca di un’infinita gamma di sfumature (paterna, mentoriale, fraterna, artistica), viene ingrigita e annacquata da scelte poco cinematografiche.
Allo spettatore rimane un inno alla bellezza della letteratura, al suo essere carne e sangue e non carta morta. Si direbbe che non è poco, ma considerati i presupposti di partenza, forse non è abbastanza.

Eleonora Recalcati

 

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