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Giovane e bella


TITOLO ORIGINALE: Jeune et jolie
REGISTA: François Ozon
SCENEGGIATORE: François Ozon
PAESE: Francia
ANNO: 2013
DURATA: 94'
ATTORI: Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Charlotte Rampling
SCENE SENSIBILI: numerose scene di nudo e di sesso molto esplicite.
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Quattro stagioni nella vita di Isabelle, disinibita diciassettenne francese: in estate la ragazza, in pieno ribollire adolescenziale, si concede per la sua prima volta a un ragazzo tedesco; in autunno la ritroviamo a Parigi che si divide tra la scuola e incontri a pagamento con uomini molto più grandi di lei in alberghi e in macchina; in inverno, dopo la morte di uno dei suoi clienti colpito da infarto, lei e la sua famiglia devono fare i conti con la scoperta della sua “attività”; in primavera prova a riscoprire l’innocenza con un coetaneo, ma senza successo. Sarà l’incontro con la moglie del cliente defunto, forse, a farle scoprire qualcosa di se stessa…

La disillusione di Isabelle

Ennesimo sofisticato profilo femminile nella prolifica carriera di François Ozon, questo Giovane e bella è un quadro di desolante amoralità (difficile parlare di “immoralità” in un contesto in cui anche le attività di prostituzione di Isabelle, per quanto choccanti, sembra si possano sanzionare solo in quanto pericolose) in cui ciò che colpisce di più è lo sguardo privo di desiderio della protagonista. Un particolare tanto più impressionante in quanto la giovane Isabelle (interpretata convincentemente dalla modella ventitreenne Marine Vacth, che del suo lavoro porta con sé quell’espressione nello stesso tempo vuota e ammiccante cui ci hanno abituati tanti servizi di moda) è per la maggior parte del tempo impegnata in attività sessuali di vario genere.

Si tratti della prima, deludente, esperienza sessuale con un coetaneo in vacanza (un episodio su cui decine di film hanno ricamato tra romanticismo e coming of age), dei rapporti a pagamento negli alberghi (su cui il cinema francese ha fatto di meglio con Una relazione privata), dei baci con il compagno imbranato su un ponte sulla Senna (con tanto di lucchetti “alla Moccia”  che evidentemente hanno fatto scuola anche oltralpe), Isabelle non sembra mai veramente interessata, commossa, emozionata o anche solo soddisfatta. Cosa le interessi veramente della vita non è dato saperlo: la vediamo leggere poco (non a caso un campione della letteratura libertina, Le relazioni pericolose), ha amicizie abbastanza superficiali, i soldi (molti) che guadagna con la prostituzione non le servono e non li usa (se non più tardi per lo psicologo che la costringono a frequentare per “riabilitazione”). Niente di più lontano dall’entusiasmo incontrollato e incontinente, ma positivo, evocato dalla poesia di Rimbaud che i coetanei leggono e commentano in classe, che di fronte alla noia blasée di Isabelle sembra venire davvero da un’altra epoca.

Un vuoto emotivo intorno alla protagonista

Il panorama adulto, d’altra parte, è desolante: una madre che è l’incarnazione perfetta di quella borghesia progressista e liberal francese (che quando sospetta che la figlia abbia una qualche relazione, semplicemente le fa trovare dei preservativi in bagno), un patrigno diviso tra l’attrazione per la Lolita e il perbenismo del non-genitore, un padre assente e solo evocato, uno psicologo sornione.

Non è chiaro quale sia l’obiettivo della lente “entomologica” di Ozon, che sembra volutamente evitare ogni possibile coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore se non nel finale, quando Isabelle incontra la vedova del cliente morto di infarto mentre era con lei: una donna che in cinque minuti di discorso sincero sembra molto più simile a una vera madre che non quella naturale. Non bastano forse questi pochi momenti di verità per salvare una pellicola che per il resto annega nel suo compiaciuto squallore, nell’assenza di un punto di vista autorevole (a un certo punto si evoca la possibilità di un’educazione più severa, ma come si può parlare di spedire i criminali sulla luna), nel tentativo di dare un perché al mistero del comportamento di Isabelle

Un’ipotesi per certi versi già scoraggiata dallo stesso Ozon, che chirurgicamente seleziona momenti della vita della ragazza per privarci anche delle minime coordinate necessarie a capirla. Così si resta con un’istantanea esatta quanto priva di senso di questo “animaletto” insoddisfatto, cui resta solo l’opzione di proclamare la propria irriducibile alterità rispetto alle aspettative che gli altri hanno su di lei.

Scegliere un film 2014

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