Benjamin è un giovane supplente di matematica, alla sua prima esperienza didattica in un liceo nei sobborghi parigini. Ad affrontare con lui la provante e magmatica vita scolastica, numerosi colleghi di diverse età, tra cui Meriem, Pierre, Sandrine e Fouad. Dall’ordinaria indisciplina dei ragazzi ad incidenti ben più gravi, l’esistenza quotidiana dell’insegnante è una perenne nave in tempesta. Una professione per guerrieri intrepidi. Intrepidi, ma non senza bisogno di aiuto.
Specialmente – ma non solo – se si considera Benjamin, è evidente che l’insegnamento viene equiparato ad un apprendistato, tanto per chi è alle prime armi, quanto per chi già gode di una certa anzianità di servizio. L’insegnante è un soggetto in crescita, non meno dei suoi stessi studenti: e non solo perché questi ultimi lo sottopongono a (incandescenti) sfide sempre nuove, ma per l’inevitabile inscindibilità della sua divisa professionale dal resto della sua persona. In classe si entra con tutto sé stessi: il che, per la maggioranza dei personaggi, significa portarsi appresso una situazione familiare più o meno fratturata, col rischio sempre in agguato di riversare la sofferenza personale sui propri allievi. O, nel caso di professori con figli adolescenti, di confondere tra loro due battaglie forse simili, ma pur sempre distinte.
Insegnare è dunque un’attività irta di insidie, raccontata tuttavia come un’avventura: se ai protagonisti è possibile viverla come tale è innanzitutto grazie alla solerte ed instancabile collaborazione dei colleghi. Nel film, il loro indispensabile sostegno non viene mai meno, pronto ad aiutare quando qualcuno commette un errore, o ad intervenire qualora dovesse soccombere all’esasperazione. Educare non è un’impresa solitaria: è un lavoro di squadra.
E tuttavia, tanta è l’attenzione dedicata al corpo docenti, al loro rapporto tra pari (o col preside), che la figura dello studente viene paradossalmente trascurata, lasciando così in ombra la ragione stessa del fare squadra, del serrare i ranghi. Risultato: della scuola non ne è più nulla. Quelli che dovrebbero essere i membri di un personale scolastico, potrebbero in realtà essere sostituiti con una categoria professionale qualunque.
Fortunatamente, ciò non vale per l’intera pellicola. Tuttavia la storia arriva a trattare per intero il caso specifico di un solo allievo: il caso più grave, in cui ad essere coinvolto è proprio il supplente Benjamin, l’ultimo arrivato. Come se non bastasse, l’intera vicenda si riduce alla pura scelta di un adeguato provvedimento disciplinare nei confronti del ragazzo. Non che l’istruzione francese venga descritta come un sistema fondato sulla punizione: ma la parvenza che ne vien data è quella di un’erogatrice di schiette procedure burocratiche. L’educazione, il tentativo di instaurare (o di ripristinare) un rapporto tra docente e alunno, di decifrare l’aggrovigliato comportamento di quest’ultimo, si risolve in un nulla di fatto.
Molto probabilmente, l’obiettivo del film non è ricondurre i benefici dell’agire in squadra alla mera adozione di una buona prassi protocollare; né si direbbe che la stoffa del vero professore, il traguardo finale del suo esigente e sferzante apprendistato, sia tutta qui. Ma il paragone con altre sottotrame, a volte perfino sprovviste di epilogo, purtroppo non aiuta a capire la conclusione cui l’intera storia intende approdare. Semmai aggrava il già elevato tasso di dispersività, dovuto a diversi episodi di fatto estranei all’attività didattica. Per non parlare della malriuscita profilazione di alcuni dei protagonisti: la ridotta durata di tempo dedicata a ciascuno ora li rende approssimativi, ora ne fa un disordinato cumulo di tratti irrisolti cui rimediare, in un percorso di crescita perlopiù discontinuo.
Sì, è chiaro che insegnare è «un lavoro serio», come recita il titolo originale; che richiede persone impavide, ma che non può essere affrontato da soli. Se ne deduce anche che meriterebbe più rispetto e valorizzazione. Ma in cosa consista la sua «serietà», quali siano l’essenza e lo scopo del suo (sofferto) operato, quale sia la specifica audacia richiesta a chi lo svolge, resta una domanda in sospeso.
A visione terminata, sappiamo una cosa soltanto: si tratta di una faccenda «seria».
Marco Maderna
Tag: 2 Stelle, Commedia, Drammatico, Film Francesi