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I fiori della guerra


TITOLO ORIGINALE: Jin líng shí san chai
REGISTA: Zhang Yimou
SCENEGGIATORE: Liu Heng
PAESE: Cina
ANNO: 2011
DURATA: 141'
ATTORI: Christian Bale, Ni Ni, Atsuro Watabe
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza anche esasperata, alcune scene sensuali.
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Sulle strade di Nanchino si combatte ormai una guerriglia tra l’esercito cinese in rotta e gli invasori giapponesi. In mezzo la popolazione civile, tra cui una scolaresca di adolescenti che trova rifugio in una chiesa cattolica e un gruppo di prostitute. In mezzo a loro, per caso o provvidenza, si trova John Miller, un becchino venuto per seppellire il sacerdote, che finirà per vestirne i panni nel tentativo di trovare una via d’uscita al massacro annunciato. Inizialmente pronto ad abbandonare le ragazze e le prostitute al loro tragico destino, John si ritrova poi a diventarne il protettore, in una guerra nella guerra che sembra impossibile vincere…

Il dramma di Nanchino rivive nel colossal di Zhang Yimou

Miserie ed eroismo in tempo di guerra. Una guerra che questa volta si combatte ad armi assolutamente impari per le strade di Nanchino. Da un lato l’esercito giapponese, apparentemente invincibile, dall’altro i resti dell’esercito cinese in rotta, ma soprattutto una massa di civili inermi. Sulle strade rimarranno oltre 200.000 morti. Una vicenda terribile già raccontata in un film di qualche anno fa (John Rabe) dalla prospettiva di un diplomatico tedesco coinvolto negli eventi.

È questo lo sfondo dell’ultimo grande colossal di Zhang Yimou, impreziosito dalla presenza di una star americana, Christian Bale, nel ruolo di un occidentale coinvolto suo malgrado nel salvataggio di un gruppo di studentesse della locale scuola cattolica. Un episodio particolare all’interno di un dramma immenso che il cinema cinese sta rivisitando a più riprese attraverso pellicole di grandi ambizioni produttive che cercano di aprirsi al mercato occidentale attraverso l’inserimento (più o meno importante) di star occidentali (è il caso, anche se meno riuscito, di 1942, presentato al Festival del Cinema di Roma del 2012).

Eroi e sacrifici inattesi

In questo film, alle spettacolari scene di guerriglia urbana (con una sontuosa messa in scena degli scontri, ma anche una cruda rappresentazione della violenza esercitata dagli invasori che impegnano in realtà oltre la metà della pellicola), si alternano scene ambientate all’interno della cattedrale cattolica della città. E cattolici sono i valori a cui si ispira la maggior parte dei personaggi. Va detto che, pure se (per caso e per necessità) veste la tonaca, il becchino interpretato dal talentuoso Christian Bale è un eroe piuttosto riluttante, al contrario dell’eroico soldato cinese che, dopo aver eliminato un’intera pattuglia giapponese, perde la vita per salvare le ragazzine che rappresentano il futuro del suo Paese.
A completare il quadro, qua e là un po’ troppo ampolloso, non manca nemmeno un manipolo di prostitute d’alto bordo (i fiori del titolo originale del film) che con i loro abiti sgargianti e i modi maliziosi con quella stessa chiesa sembrano proprio fare a pugni. Saranno loro, però, a fare il sacrificio più grande nel momento del bisogno.

Un melodramma epico

Un’alchimia di caratteri disparati che dà vita a incontri e scontri in cui si riesce persino a ricavare lo spazio per qualche squarcio di commedia e di sentimento. Il tono predominante, però, resta quello di un melodramma epico, in cui trovano posto senza difficoltà figure archetipiche come la prostituta di buon cuore e l’opportunista pronto a essere “convertito”.
Il risultato è una pellicola fiume, con alcune sacche di lentezza e il concreto rischio di cadere in una retorica un po’ fastidiosa. Tuttavia le ottime prove degli interpreti riescono a coinvolgere in una tragedia che riesce a coniugare il dramma di un popolo con quello dei singoli individui indicando una via di redenzione attraverso il sacrificio.

Scegliere un film 2014

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