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I Miserabili

I Miserabili


TITOLO ORIGINALE: Les Misérables
REGISTA: Ladj Ly
SCENEGGIATORE: Ladj Ly, Giordano Gederlini e Alexis Manenti
PAESE: Francia
ANNO: 2019
DURATA: 103'
ATTORI: Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djibril Zonga e Issa Perica
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza e turpiloquio.
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La storia racconta i primi giorni di lavoro dell’agente Ruiz alla SCU (Street Crime Unit), una squadra di polizia che si occupa di mantenere l’ordine all’interno di una banlieu parigina percorsa da fortissime tensioni etniche e sociali.

I miserabili di oggi nella banlieue parigina

Titolo e locandina in questo caso possono confondere, perché il film d’esordio di Ladj Ly non è l’ennesimo adattamento del celebre romanzo di Victor Hugo. Ad accomunare le due storie ci sono solo alcuni elementi: la folla delle scene iniziali, unita nei momenti di esaltazione ma incapace di diventare una comunità, un ragazzino abbattuto da un colpo di pistola e la minaccia incombente di una rivoluzione che non servirebbe a nessuno. Ma soprattutto c’è l’ambientazione, Montfermeil, il paese in cui Hugo aveva collocato la squallida locanda dei Thénardier ed oggi inglobato nella difficile banlieue parigina: come a ricordare che, duecento anni dopo, la miseria è rimasta la stessa, ha solo cambiato colore.
Il tratto distintivo del quartiere, infatti, appare subito essere la sua estrema multietnicità: il sindaco è nero, come la maggior parte degli abitanti, ma nello stesso luogo convivono altre forme di organizzazione autonome, come i Fratelli Musulmani o gli zingari che gestiscono il circo.
Il grande assente, per continuare il parallelismo con il romanzo di Hugo, è il vescovo e con lui la grazia che irrompe nel romanzo e ne costituisce il fil rouge. Nella Montfermeil odierna vige solo la legge della forza, conosciuta ed applicata da tutti, ma quanto mai ambigua per coloro che dovrebbero usarla in maniera legale.

Una storia dura e priva di retorica che non rinuncia all’empatia con i suoi protagonisti

I protagonisti, infatti, sono i poliziotti incaricati di sorvegliare il quartiere. Ruiz, l’ultimo arrivato, è a disagio con i metodi prepotenti del suo capo pattuglia ma presto si rende conto che ogni atto di rispetto e umanità in quel contesto viene immediatamente percepito come un segnale di debolezza: non è un caso se, come gli viene spiegato, “noi non ci scusiamo mai”. E mentre la tensione cresce inevitabilmente in un thriller sempre più serrato, si capisce come la loro sia la posizione più difficile, costretti a svolgere un lavoro tanto necessario quanto impossibile.
Il successo del film di Ladj Ly (candidato all’Oscar come Miglior Film Internazionale e vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes) deriva dalla sua incredibile capacità di raccontare una storia dura e priva di retorica, senza mai perdere l’empatia per le persone che si ritrovano intrappolate in questa spirale di violenza e vendetta. Forse riesce a farlo così bene perché anche lui è parte di quel quartiere, in cui è nato e cresciuto, e diversi episodi che racconta hanno una radice autobiografica. Nonostante tutte le sue complessità, è un luogo che ha deciso di non abbandonare, ma che ha voluto mettere al centro del suo lavoro e in cui ha fondato una scuola di cinema gratuita per i ragazzi, che ha anche coinvolto largamente nelle riprese.

“Non ci sono erbe o uomini cattivi, ma solo cattivi coltivatori”

Proprio i bambini, infatti, rappresentano il punto di vista più insistente della storia: tantissimi bambini, all’inizio motore dell’azione quasi loro malgrado (come il piccolo Issa che, per avere un cucciolo, ruba un leoncino dal tendone del circo), per la maggior parte del tempo semplici testimoni di avvenimenti che non avrebbero dovuto succedere, ma alla fine consapevoli e determinati nel prendere le loro scelte. A sigillare la storia sulla denuncia di questo problema educativo, interviene nuovamente una celebre citazione di Hugo: “Cari amici, ricordate questo: non ci sono erbe o uomini cattivi, ma solo cattivi coltivatori”.

Scegliere un film 2020

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