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I racconti di Parvana

I racconti di Parvana


TITOLO ORIGINALE: The Breadwinner
REGISTA: Nora Twomey
SCENEGGIATORE: Anita Doron su storia di Deborah Ellis
PAESE: Canada/Irlanda
ANNO: 2017
DURATA: 94'
ATTORI: voci di Saara Chaundry; Soma Bathia; Laara Sadiq; Ali Badshah
SCENE SENSIBILI: scene di violenza
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Parvana è una ragazzina di undici anni che vive nella Kabul del 2001, in Afghanistan, dove il regime talebano nega alle donne il permesso di uscire di casa, a meno che non siano accompagnate da un uomo. Quando il padre invalido viene incarcerato ingiustamente, la famiglia di Parvana, rimasta senza una figura maschile, non sa come sopravvivere e procurarsi da mangiare. E così Parvana si taglia i lunghi capelli sempre coperti dal velo e indossa degli abiti maschili, fingendosi un ragazzo, a rischio della sua stessa vita, per salvare la famiglia e liberare il padre.

Una sapiente narrazione tra cruda realtà e la fiaba per bambini

I racconti di Parvana, noto anche con il titolo di Sotto il burqa è un poetico, quanto intenso film di animazione, tratto dal libro per ragazzi di Deborah Ellis, pubblicato nel 2000 e primo della cosiddetta “trilogia di Parvana”, che comprende anche i libri Il viaggio di Parvana e Città di fango.
Nonostante il film abbia ricevuto una candidatura sia al Premio Oscar che al Golden Globe per il miglior film di animazione, al botteghino è risultato (ingiustamente) un flop di incassi, considerando il budget di 10 milioni di euro con cui è stato realizzato ed è stato presto reso disponibile su Netflix. Certo, l’animazione non è delle più fluide e a tratti può risultare statica e un po’ stilizzata, ma riesce a trasportare lo spettatore in una terra e in una cultura lontana, tra immaginazione e realismo, oscillando tra la rappresentazione di una cruda realtà, che ammicca anche ad un pubblico più adulto, e una fiaba per bambini, dai chiari risvolti morali. Le atmosfere richiamano altri film di animazione di simile ispirazione politica, come Persepolis o Valzer con Bashir.

La condizione femminile e il potere delle storie

Diretto, sceneggiato e prodotto da donne (tra i produttori, anche Angelina Jolie), il film richiama di certo l’attenzione sulla condizione femminile durante l’oscurantismo talebano e lo fa attraverso gli occhi innocenti di una bambina, figlia di una scrittrice e di un professore. Parvana ha una famiglia unita, che le vuole bene. Il padre la porta ogni giorno con sé al mercato, per vendere della vecchia mercanzia e le insegna a leggere, scrivere e raccontare storie, anche se è vietato dal regime. È proprio di questo che viene accusato quando viene rinchiuso in prigione, nonostante la sua grave invalidità, dovuta a ferite di guerra.
Il film non tralascia di rappresentare la crudeltà di quel mondo privo di libertà e pieno di ingiustizie, in cui molti sono conniventi e tanti altri cercano solo di non essere le prossime vittime. La violenza, tanto sulle donne quanto sugli uomini, non è risparmiata e solo il coraggio un po’ ingenuo e folle di un bambino sembra sfidarla. Parvana trova complicità e amicizia in una coetanea che, prima di lei, si è travestita da maschio, cambiando identità per sopravvivere e in un soldato dei talebani, dall’inaspettato animo gentile. Grazie al loro aiuto, cerca di salvare il padre e la sua impresa è accompagnata da una storia fantastica che lei stessa racconta e che ha per protagonista un bambino che deve sfidare un nemico molto potente. Così come il bambino della fiaba, anche Parvana affronta gli ostacoli con coraggio e resilienza, disposta a rischiare la vita e la libertà, pur di non abbassare la testa e di nasconderla per sempre sotto quel burqa che le è forzatamente destinato.
I racconti di Parvana non è però solo un film sulla condizione delle donne, ma è anche una storia che celebra l’amicizia, l’amore per la famiglia e il potere delle storie, capaci di tramandare la memoria del proprio passato, rendere più sopportabile il presente e sognare la bellezza di un futuro migliore.
Il finale, volutamente un po’ aperto, non sceglie un utopistico “e vissero tutti felici e contenti”, ma lascia aperta la porta alla speranza.

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