Benjamin Malaussène è costretto a fare di professione il “capro espiatorio”, per mantenere una famiglia numerosa e complicata. Un giorno rimane coinvolto in una serie di attentati misteriosi ai Grandi Magazzini della città e la polizia lo inserisce addirittura tra i sospettati. Grazie all’aiuto di una giornalista affascinante e anticonvenzionale, Benjamin riuscirà a risolvere il caso.
Il film di Nicolas Bary, tratto dal celebre romanzo di Daniel Pennac uscito nel 1985, è una fiaba surreale composta di personaggi bizzarri e colorati, che mantengono il fascino e il sapore di quelli creati sulla carta dallo scrittore francese.
Benjamin lavora ai Grandi Magazzini di Parigi ed è abituato a prendere “le colpe” su di sé, per evitare che i clienti facciano causa al centro commerciale, per il malfunzionamento degli oggetti venduti. Il suo compito è recitare una parte, con la compiacenza della dirigenza e far impietosire a tal punto i clienti, da portarli a ritirare i propri reclami. Benjamin mantiene il suo piccolo segreto, senza raccontarlo neanche a casa, dove lo aspettano tanti fratelli più piccoli che sua madre, sempre in giro per il mondo, ha concepito negli anni con uomini diversi, lasciandoli tutti sotto la sua tutela. Ai più piccoli, Benjamin racconta storie di giraffe e avventure dell’immaginazione, modificando e colorando la realtà quotidiana. Finché un giorno compare nella sua vita una giornalista bella e “ficcanaso”, ribattezzata da lui “Zia Julia” e alcuni attentati dinamitardi scuotono la tranquillità del suo luogo di lavoro, portando morte e distruzione.
La scelta degli attori risulta efficace e i personaggi rivivono sullo schermo grazie a dialoghi brillanti e ritmati. Anche i personaggi minori, come i fratelli e le sorelle di Benjamin, sono colti nelle loro caratteristiche più curiose e divertenti, riuscendo a rimanere impressi nella mente dello spettatore: Therese ha doti da veggente e passa il suo tempo a leggere le carte; Jeremy non riesce a parlare senza dire parolacce e ha un’insana passione per gli esplosivi, che si diverte a realizzare a casa; il Piccolo ha un aspetto buffo, dato dai suoi occhiali di gomma e dall’apparecchio per le orecchie, che i suoi fratelli gli spengono e riaccendono a piacimento e infine Louna, la più grande dopo Benjamin, aspetta un bambino senza conoscerne il padre. A completare il caotico quadro famigliare c’è Julius, il fedele ed enorme cane di casa. La famiglia di Benjamin, “senza padri”, trova il suo fulcro proprio nella figura del fratello maggiore, che ne garantisce non solo la sufficienza economica, ma anche l’allegria e la serenità. Benjamin, nonostante il senso di responsabilità e l’assunzione di un ruolo (quello paterno) che non gli competerebbe, non dimostra alcun senso di insofferenza o esasperazione nei confronti dei propri famigliari. A casa si litiga, si urla, si ride, ci si offende, ma ci si ritrova sempre insieme, uniti e compatti.
Benjamin per i suoi fratelli è sempre stato un eroe, nonostante i suoi pigiami ridicoli da bambino e la sua goffaggine nel rapporto con le donne, ma alla fine eroe, suo malgrado, lo diventa davvero, e non solo ai loro occhi. Come accade spesso soprattutto in alcune serie televisive la polizia fraintende fino all’ultimo il colpevole e arriva a risolvere il caso solo grazie all’apporto del protagonista.
Ne Il Paradiso degli Orchi la trasposizione da romanzo a film risulta fresca, divertente e piacevole e la regia riesce a mantenersi leggera, nonostante le allusioni a un tema delicato come quello della pedofilia, alternando i toni della commedia a quelli del giallo. I cattivi sono tratteggiati senza troppa profondità (come gli orchi delle fiabe, appunto), ma in accordo con il tono lieve e surreale del film, che si mantiene costantemente in bilico tra realtà e fantasia, immaginazione e quotidianità.
Scegliere un film 2014
Tag: 4 stelle, Commedia, Drammatico