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Jersey Boys


TITOLO ORIGINALE: Jersey Boys
REGISTA: Clint Eastwood
SCENEGGIATORE: Marshall Brickman e Rick Elice
PAESE: USA
ANNO: 2014
DURATA: 134'
ATTORI: John Lloyd Young, Erich Bergen, Vincent Piazza, Michael Lomenda, Christopher Walken
SCENE SENSIBILI: alcune scene sensuali, turpiloquio.
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

New Jersey, primi anni Cinquanta. Frank Castelluccio ha una splendida voce, sogna di diventare famoso ma nel frattempo lavora da un barbiere. La prima possibilità gliela dà Tommy de Vito, un delinquentello con la passione della musica che ha formato un terzetto di dubbio successo. Frank diventa Frankie Valli e il gruppo prova a farsi strada tra serate nei club e occasionali visite al carcere locale.  La svolta, però, arriva soltanto quando al gruppo si unisce Bob Gaudio, cantante e compositore. Nascono così i Four Seasons, che nel giro di pochi anni scaleranno le classifiche e sfideranno i Beatles quasi alla pari. Con il successo però arrivano anche i litigi e le divisioni…

Il racconto musicale di Clint Eastwood

Tratto da un musical di successo in scena da ormai otto anni, l’ultimo film firmato da Clint Eastwood (qui solo alla regia, anche se si concede una divertente apparizione à la Hitchcock quando appare in un televisore in uno dei suoi successi giovanili, il telefilm western Rawhide) ha lasciato perplessi i critici americani e non ha scaldato nemmeno il pubblico in patria. Anche se è nota la passione di Eastwood per la musica (cui ha dedicato anche un paio di pellicole), una band i cui successi più famosi sono canzoni come Big Girls Don’t Cry e Sherry, e dove il falsetto dello straordinario solista la fa da padrone, non sembrava proprio il suo genere.

Il taglio della biografia è all’apparenza quanto di più tradizionale si possa immaginare: il gruppo di ragazzi di strada che la musica salva (alcuni più di altri) dalla delinquenza e dal carcere, l’amicizia, i tempi duri, poi la svolta e il successo, l’ascesa e la caduta e il finale ritrovarsi. Il film ravviva questo schema attraverso l’espediente di rompere il filo narrativo con commenti dei vari personaggi che si rivolgono allo spettatore guardando in macchina e danno la loro prospettiva sulla storia, anche perché, ed è questa una delle chiavi del racconto, ognuno ricorda le cose un po’ come gli serve.

Provaci ancora Clint…

Per il “piccoletto” (sia anagraficamente che di statura) Frankie, leale alla famiglia, al quartiere e agli amici, il percorso sarà segnato dal bisogno di ridare quanto ha ricevuto, a costo di rovinarsi la vita e di rovinarla ai suoi famigliari (struggente, anche se un po’ ellittico, il rapporto con la figlia che cercherà inutilmente di salvare). Il dolore che segna la sua vita dà ulteriore spessore alla sua voce e a quelle che solo in apparenza possono apparire canzonette.

Non sono di sicuro solo canzonette per Bob Gaudio, il geniale compositore che alle fan adoranti parla di “correlativo oggettivo” nei suoi pezzi (ovviamente senza essere capito) e che scrive bellissime canzoni d’amore, pur avendo scarsa esperienza diretta. Un personaggio fatto di slanci ideali, inaspettato realismo e anche un certo cinismo di fondo.
A dare una spruzzata alla Bravi ragazzi ci pensa il personaggio di Tommy (non a caso interpretato da uno degli attori dello scorsesiano Boardwalk Empire, ma le citazioni non si fermano qui), delinquente incallito, perdigiorno e scommettitore, a suo modo tragico nella sua inadeguatezza al successo (sarà lui, almeno in questa versione, la causa della rottura del gruppo).
Attorno a loro si muove una gran quantità di personaggi, alcuni poco più che macchiette (come lo sgargiante produttore musicale gay, o il mafioso all’acqua di rose interpretato da Christopher Walken), altri archetipici fino a essere un po’ schematici (come la moglie di Frankie e la sua seconda fiamma giornalista) e le ellissi con cui sono tutti raccontati sono da attribuire solo in parte all’origine teatrale del film. L’idea di pescare alcuni degli interpreti principali (tra cui quelli fondamentali di Frankie e Bob) nei cast del musical originale (andato in scena a Las Vegas e a New York), se forse non ha giovato al botteghino, si rivela vincente in termini di autenticità e di riuscita dei numeri musicali.

L’aspetto che lascia forse più delusi della pellicola è proprio la regia di Eastwood, abbastanza di servizio e non nel senso migliore del termine. Da lui ci si poteva aspettare qualche barlume d’invenzione in più (bello il ballo finale in perfetto stile musical da palco).  Provaci ancora Clint…

Scegliere un film 2014

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