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Joker – Folie à deux


TITOLO ORIGINALE: Joker: Folie à deux
REGISTA: Todd Phillips
SCENEGGIATORE: Todd Phillips e Scott Silver
PAESE: USA
ANNO: 2024
DURATA: 138'
ATTORI: Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Zazie Beetz e Bill Smitrovich
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza, frequente turpiloquio, una scena a contenuto sessuale
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Arthur Fleck alias Joker, internato all’Arkham State Hospital, è in attesa del processo in seguito ai cinque omicidi compiuti. Mentre a Gotham City cresce il suo mito, fomentato da un film di successo sulla sua vicenda. Arthur, in carcere, inizia una relazione con Lee, una detenuta ossessionata dalla figura di Joker. La dinamica tra i due, trasfigurata attraverso sequenze di musical, influenza le posizioni di Arthur durante il processo che determinerà il suo destino. Il detenuto deve scegliere una volta per tutte se rimanere se stesso o coincidere con la maschera che si è creato.

L’azzardo di un sequel che ribalta le aspettative

I sequel dei grandi successi sono sempre un azzardo, e sembra saperlo Todd Phillips che, dopo il fortunato Joker del 2019, decide di ribaltare il piano, di rischiare tutto, sottraendosi alle aspettative degli spettatori e moltiplicando il rischio fino a un prevedibile fallimento (un flop al botteghino con un incasso mondiale di appena 206 milioni di dollari). Ed è forse proprio questo suicidio apparentemente programmato, contrario a tutte le leggi del mainstream, l’unico vero punto di interesse di Joker – Folie à Deux.
La tragica vicenda di Arthur Fleck lascia le caotiche vie di Gotham City per chiudersi tra le quattro mura di un carcere e di un tribunale, con un portato di asfissia visiva che procede di pari passo con il respiro corto di una storia che sembra non progredire mai, muovendosi in un circolo vizioso e senza sbocco.
Moltissime le commistioni: il metaracconto, il musical, il prison movie. I generi e i linguaggi si avvicendano senza che succeda, di fatto, granché.

Una storia d’amore fittizia e astratta

Non ci si sposta dai circuiti ossessivi delle menti disturbate di Arthur Fleck e di Lee. Una storia d’amore, la loro, per cui è difficile emozionarsi. Perché, se la figura di Fleck (interpretato da un Joaquin Phoenix sempre titanico, unico traino del film), nella sua miseria, nella sua ingenuità, nel suo statuto di ultimo, può ancora accendere sentimenti di empatia, Lee, il personaggio interpretato da una Lady Gaga volutamente respingente, appare artificioso, concepito più per rappresentare un’idea che un individuo. La sua psicosi, radicata in un inganno e in una negazione assoluta le cui ragioni non vengono indagate, amplifica la distanza emotiva tra i protagonisti e il pubblico.
Lee, non a caso, è l’elemento che fa irrompere il musical nella storia, un innesto che, ben lontano dalla danza catartica destinata a diventare icona pop del primo Joker, rappresenta nella sua dimensione nostalgica una contrapposizione violenta alla realtà, senza alcun tentativo di comprenderla o interpretarla. È un’immagine della psicosi che caratterizza non solo il personaggio femminile, ma tutta la struttura del film, sospesa tra il reale grigiore del carcere e la dimensione variopinta, da arlecchino (da cui il nome della classica antieroina DC Harley Quinn) della follia. Una trovata che, però, rimane su un piano astratto e concettuale, senza accedere alla vitalità di un racconto appassionante, senza trasformare i personaggi/maschera in persone vibranti e credibili.
Non mancano scene e dialoghi efficaci, soprattutto grazie all’interpretazione di Joaquin Phoenix, ma anche in questo caso si rimane su un piano troppo astratto, con un eccesso di retorica che sopravanza il mandato cinematografico di mostrare, di far vivere e sperimentare.
Da apprezzare, quantomeno per il coraggio, il finale inaspettato, per nulla ammiccante, che depone Joker dal piedistallo su cui era stato consacrato con il primo film e squarcia il velo dell’illusione, rivelando una realtà che, per quanto amara e disperante, è comunque più onesta della facile agiografia di un antieroe e della sua brama distruttiva.
Joker – Folie à deux, lontano per altri versi dal precedente di successo, sembra dimostrare similmente a Joker, almeno su un piano più etico-filosofico al di là dei successi di botteghino, che il mondo e il genere dei supereroi sembra mal adattarsi, per sua stessa costituzione, alla narrazione della malattia psichica e della critica sociale.

Eleonora Recalcati

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