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Killers of the Flower Moon


TITOLO ORIGINALE: Killers of the Flower Moon
REGISTA: Martin Scorsese
SCENEGGIATORE: Martin Scorsese ed Eric Roth
PAESE: USA
ANNO: 2023
DURATA: 206'
ATTORI: Leonardo di Caprio, Robert De Niro, Lily Gladstone, Jesse Plemons e Brendan Fraser
SCENE SENSIBILI: violenza nei limiti del genere, qualche dettaglio (molto breve) raccapricciante.
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

Primi anni del ‘900, Oklahoma, il popolo degli Osage scopre che nella loro riserva indigena si raccoglie un’immensa quantità di petrolio. In meno di dieci anni quello degli Osage diviene il popolo con più alta ricchezza pro-capite al mondo. Ma un’epidemia di morti improvvise colpisce i proprietari terrieri, e le forze dell’ordine non sembrano intenzionate a indagare.
Ernest Burkhart è un giovane bianco, reduce dalla Prima Guerra Mondiale, che giunge in Oklahoma per lavorare nella tenuta di suo zio William K. Hale. William spinge Ernest a sposare una latifondista Osage, Molly; e Ernest si troverà coinvolto nel complotto per sottrarre agli Osage il loro petrolio.
Questa è una storia vera.

Il realismo di Scorsese

Tratto dall’omonimo saggio del 2017 di David Grann (in italiano: Gli assassini della terra rossa), il film si caratterizza innanzitutto per una forte interpretazione stilistica nella scrittura. Gli eventi storici sono dilatati in oltre tre ore di dialoghi magistralmente “sbrodolati”, naturali nelle loro digressioni superficiali e dispersive. Il “realismo” di Scorsese è quello di una realtà complessa, e soprattutto di personaggi complessi; ambigui e ottusi, bugiardi verso gli altri e verso se stessi. Lo svolgersi degli eventi è solo apparentemente disorganico, e la pellicola avanza con passo “zoppo”, generando frustrazione, fascino e tensione. Gli spettatori in sala potrebbero controllare l’orologio per sapere quanto manchi ancora, ma pochi saranno disposti ad alzarsi dalla poltrona senza prima vedere come andrà a finire questa brutta faccenda.
Tuttavia è chiaro a tutti fin da subito che, in questa storia, non c’è spazio per il lieto fine.

Ricordare il male compiuto

A spendere tre ore abbondanti del proprio tempo sorge legittima la domanda: “a cosa è servito?”. Il saggio di Grann, come specifica il sottotitolo del suo libro, parla della nascita dell’FBI, raccontando come i crimini compiuti a spese del popolo Osage e l’inadempienza della legge locale, abbiano reso necessario il costituirsi di un corpo d’investigazione federale per portare giustizia là dove il male viene taciuto. Ma non è qui che Scorsese pone il fuoco del suo adattamento.
Col concludersi della pellicola il regista stesso fa la sua comparsa in scena leggendo il necrologio di Molly. Poche righe, a cui l’autore aggiunge un triste commento: “degli omicidi non viene fatta alcuna menzione”. Questo pare sia il movente del regista: raccontare quello che è stato taciuto, fare testimonianza del male compiuto dall’avidità degli uomini bianchi contro i nativi, perché non sia dimenticato.
Risulta però allora anche più strano che protagonista del film non sia Molly ma sia invece suo marito Ernest. E se l’espediente crea una chiara immedesimazione nell’uomo bianco che si macchia, ancora una volta, del sangue degli indigeni, la passività di questo protagonista, che nemmeno con il concludersi del film riesce ad animarsi di personalità, fa sollevare qualche sopracciglio.

Sciacalli e serpenti

Il dilemma tematico di Ernest rimane tuttavia affascinante. Sebbene innamorato di sua moglie, Ernest si rende inspiegabilmente e acriticamente complice di un grande male a spese di lei e della sua famiglia. L’ambizione e l’obbedienza “filiale” verso lo zio, un machiavellico Robert De Niro, combattono strenuamente con un sincero e maldestro desiderio di bene. È la tentazione dello sciacallo, che non è cane ma non è neanche lupo. E il nemico, come in tanti film di Scorsese, è il serpente.
William Hale è un vero demonio, un bugiardo che, per quanto zelante religioso, si è dimenticato di avere un’anima. Massone e corrotto cattolico – topos che Scorsese ama rivangare di film in film – cita le Sacre Scritture per giustificare i suoi atti. E le sue menzogne attecchiscono a tal punto nell’orecchio di Ernest che, anche quando il nipote finalmente si oppone, la bugia, ancora una volta, ha la meglio.

Alberto Bordin

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