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La famiglia Leroy


TITOLO ORIGINALE: Nous, les Leroy
REGISTA: Florent Bernard
SCENEGGIATORE: Florent Bernard
PAESE: Francia
ANNO: 2025
DURATA: 103'
ATTORI: Charlotte Gainsbourg, Josè Garcia e Lily Aubry
SCENE SENSIBILI: Linguaggio a tratti volgare
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

In preda ad una crisi di mezza età, Sandrine chiede il divorzio al marito Christophe il quale, nel tentativo di rimettere insieme i pezzi del matrimonio e recuperare il loro rapporto, organizza un viaggio attraverso i luoghi più importanti della loro vita insieme. Non si sa come, l’uomo riesce a convincere la quasi ex moglie e i due figli pressoché ventenni a seguirlo in questa folle avventura. Le cose però non andranno secondo le aspettative…

 

Una strana iniziativa

Questa commedia francese racconta le normali difficoltà di ogni famiglia normale, una volta raggiunto però il punto di non ritorno, ovvero quello della morte dell’amore, giocando con i luoghi comuni per decostruirli e far ridere su di essi.

A proposito di cliché, la protagonista della storia è una mater famiglia ipertrofica, baricentro e cuore pulsante del nucleo famigliare, che da il la alla vicenda con il suo legittimo bisogno di sentirsi amata, declinato però in un turbine psico-emotivo che rende ancora più complicata e surreale la situazione; a farle da contrappunto narrativo c’è la figura tragicomica di questo padre avulso dalla realtà che di fronte al patatrac, rimane convinto che tutto si possa risolvere con una buona idea e un po’ di forza di volontà. In particolar modo è teneramente ridicolo l’entusiasmo immotivato per questo viaggio, non condiviso da nessun altro membro della famiglia, e anche il suo ottimismo mal riposto per la situazione in generale, sinceramente convinto che le cose alla fine si sistemeranno. In mezzo a questa strana (ma non più di tanto) coppia, ci sono i due figli, con i loro problemi da giovani persone in rampa di lancio, ma per il momento ancora bloccate e ferite.

In tutto questo ordinario caos, il risultato è divertente e fa ridere, anche perché i due genitori sono davvero immaturi ed ego-centrati ed i figli in più momenti sembrano davvero più adulti di entrambi.

 

Niente drammi

Nel complesso quindi, nonostante la drammaticità dell’argomento trattato, il film non è pesante anche se ad un certo punto sembra che potrebbe diventarlo, scivolando in qualche sorta di dramma famigliare via via che viene scoperchiato il calderone delle tensioni più o meno sopite, dopo anni ed anni di inevitabili incomprensioni (la vita famigliare è difficile per tutti).

E invece niente di tutto ciò: con una certa leggerezza (qualcuno potrebbe dire superficialità) nel corso della storia si sciolgono alcuni nodi nei rapporti e soprattutto si riequilibrano le dinamiche tra genitori e figli: Sandrine, inizialmente un po’ morbosa al punto da cercare costantemente l’alleanza con i figli contro il marito (addirittura quando decide per la separazione chiede a loro il permesso, prima di comunicare la decisione al diretto interessato) alla fine riesce in qualche modo a distaccarsi dai ragazzi; da parte sua Christophe, padre distratto ed assente, finalmente si accorge di loro e fa qualcosa per aiutarli.

 

Il sacro fuoco

Nel corso del film poi, anche tra marito e moglie si intravedono accenni di una ritrovata complicità che alla fine porta entrambi ad arrendersi all’inevitabile, dopo aver inutilmente cercato anche il compromesso, in un finale dolceamaro che sa di happy end anche se a pensarci bene, non lo è. Il film è comunque interessante ed utile per discutere sul tema “l’amore di coppia quando ci sono i figli nel mezzo”, lanciando un monito serio e centrato a tutti gli addetti ai lavori: se non si alimenta quotidianamente il sacro fuoco dell’amore, cosa ne rimane quando i figli sono grandi?

 

Gabriele Cheli

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