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La Sirenetta


TITOLO ORIGINALE: The Little Mermaid
REGISTA: Rob Marshall
SCENEGGIATORE: David Magee
PAESE: USA
ANNO: 20231
DURATA: 135'
ATTORI: Halle Bailey, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy, Javier Bardem
SCENE SENSIBILI: nessuna
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

Ariel, la figlia minore di re Tritone, è da sempre attratta dal mondo degli umani, di cui colleziona gli artefatti finiti sul fondale marino. Dopo aver salvato il principe Eric da un naufragio, Ariel stringe un patto con Ursula, la strega del mare: in cambio della sua voce, guadagnerò sembianze umane e potrà trascorrere tre giorni sulla terra. Se, in questo lasso di tempo, riuscirà a farsi dare il bacio del vero amore, potrà restare con Eric. In caso contrario, la sua vita apparterrà per sempre a Ursula…

Un adattamento fedele con poche novità

La Sirenetta, diretta da Rob Marshall – regista di Memorie di una geisha e di altri musical Disney (Il ritorno di Mary Poppins, Into the Woods) – è stata sin da subito l’adattamento delle polemiche: prima per la scelta di una protagonista nera e molto lontana dalla fanciulla con i capelli rossi e la pelle diafana del cartone; poi per la resa in CGI, considerata generalmente poco riuscita, dei compagni di avventure di Ariel.
In realtà, a ben vedere, La Sirenetta è uno degli adattamenti Disney più fedeli all’originale. A differenza, per esempio, del live-action della Bella e la Bestia del 2017, qui le canzoni sono state mantenute tali e quali (con buona pace del labiale, incubo di ogni adattamento). Lo stesso dicasi per le battute, molte delle quali lo spettatore saprà sicuramente ripetere a memoria.
Le variazioni sono davvero minime: un paio di canzoni extra, il gabbiano Scuttle che è diventato una “gabbiana”, un ruolo lievemente più importante assegnato al consigliere sir Grimsby, l’inserimento della madre adottiva di Eric e, soprattutto, il tentativo di dare una maggiore profondità alla storia attraverso l’inserimento di alcune tematiche attuali.
Ecco, se davvero si può fare una critica alla Sirenetta è quella di esserci andata fin troppo con i piedi di piombo, senza compiere una scelta davvero incisiva. Il risultato è un’incursione piuttosto timida in una manciata di argomenti (l’essere bloccati in una vita che non ci appartiene, il conflitto tra aspirazioni e senso del dovere, l’inquinamento dei mari – dovuto, in questo caso, non tanto a un’azione scriteriata degli umani, quanto piuttosto a involontari naufragi…), incapace però di lasciare il segno in quella che risulta essere una bella storia, visivamente appagante, ma poco distante dal cartone animato di trent’anni fa. Persino l’esortazione a far sentire la propria voce – che pure rima benissimo con la storia e che risuona in una bellissima e commovente frase detta da re Tritone alla figlia nel finale – rimane tenue (risultava, per dirne una, molto più incisiva nell’Aladdin del 2019, con la canzone La mia voce cantata dalla principessa Jasmine).

Un mondo colorato e per tutti

Sempre nella direzione del politically correct e dell’inclusione va la scelta del cast, che punta tutto sul melting pot, sia sulla terra, sia negli abissi. Si tratta della direzione che molti film e serie televisive, soprattutto americani, stanno prediligendo negli ultimi anni (basti pensare a Bridgerton). Anche qui, però, si tratta di un pluralismo più di facciata che reale, più “estetico” che narrativo (in fondo, la storia della Sirenetta non parla già di due mondi lontani, che non riescono a comunicare?) e l’effetto (specie in alcuni casi, come la scena finale) risulta un po’ caotico e straniante.
Nonostante questi limiti, La Sirenetta rimane comunque un film godibile, che merita di essere visto al cinema per gli effetti speciali e i prodigi della CGI, che non avrà dato il meglio con il character design ma ha sicuramente consentito di realizzare delle scene sottomarine spettacolari, in grado di riempire gli occhi di grandi e bambini.

Cassandra Albani

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