SCEGLIERE UN FILM

L’abbaglio


TITOLO ORIGINALE: L'abbaglio
REGISTA: Roberto Andò
SCENEGGIATORE: Roberto Andò, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso
PAESE: Italia
ANNO: 2025
DURATA: 131'
ATTORI: Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone
SCENE SENSIBILI: Nessuna
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

1860, Garibaldi sta preparando la spedizione dei Mille, al suo fianco il rigido colonnello siciliano Vincenzo Orsini, passato da ufficiale borbonico ad arruolare le camicie rosse. Fra queste, vengono scelti anche il contadino zoppo Domenico Tricò e il baro Rosario Spitale, i quali, allo sbarco a Marsala, impauriti dalla battaglia, si danno alla fuga. Dopo aver trovato rifugio in un convento di monache, i due disertori incappano nuovamente nella colonna dei soldati di Orsini a cui Garibaldi ha chiesto di compiere una pericolosa azione diversiva (un abbaglio): far credere che le giubbe rosse stiano ripiegando verso Corleone per distrarre i borbonici ed entrare a Palermo. Contro ogni aspettativa sarà la spregiudicatezza di Tricò e Spitale ad essere decisiva per l’esito positivo dell’impresa.

Tra storia e finzione, dramma e commedia: la Sicilia e il Risorgimento per interrogarsi anche sul presente

Citando un pensiero di Marx, il regista e sceneggiatore Roberto Andò ha dichiarato: “La storia si presenta sempre in due tempi: la prima volta come tragedia e la seconda come farsa, ecco, questo è un film in cui questa frase potrebbe essere come un’epigrafe”. La narrazione procede su due livelli fra loro intrecciati: quello drammatico delle azioni dei personaggi storici e quello, talvolta anche comico, in cui agiscono i protagonisti di finzione. L’esito è quello di immedesimare il pubblico e interpellarne la coscienza avvicinandolo ad un periodo storico, il Risorgimento, spesso relegato ad un nozionistico studio scolastico. Lo sguardo del colonnello Orsini sulla realtà è il punto di vista anche dell’autore che fino alla frase finale del film si interroga sulla consapevolezza del popolo siciliano riguardo alle istanze di libertà che la cacciata dei Borboni dovrebbe apportare. Il timore che sia tutto un abbaglio (da cui il titolo) e che nulla cambi veramente resta sotto testo un monito anche per lo spettatore. Orsini è un idealista che nella sua battaglia rifiuta l’appoggio dei mafiosi locali e cerca invece il consenso popolare, ma amaramente constaterà vent’anni dopo che l’impresa di Garibaldi non ha inciso nell’indole gattopardesca della sua gente. Tricò e Spitale sono la coppia che imbroglia, che vive alla giornata, ma che sa anche commuoversi di fronte alla morte del giovane garibaldino, fino a mettere in gioco la propria furbizia pur di evitare ad un paese di innocenti una brutale ritorsione. Questa pare la conclusione a cui giungere: i valori che accomunano l’Italia unita non sono una conquista definitiva siglata sui libri di storia, ma il frutto di un processo in fieri. C’è un patriottismo da riscoprire, ma lontano dalla sterile retorica di nomi e figure che svaniscono nella memoria.

Squadra che vince non si cambia

Dopo il successo de La stranezza, Andò si avvale dello stesso cast tecnico ed artistico per un nuovo film totalmente dedicato alla sua Sicilia. Ancora i cosceneggiatori Chiti e Gaudioso e i medesimi direttore della fotografia e montatrice, nonché uno sforzo produttivo anche più corposo che vede uniti Rai Cinema e Medusa, con la collaborazione di Netflix. È soprattutto lo stesso trio di interpreti – Servillo, Ficarra e Picone – a definire la cifra stilistica del lungometraggio. Andò si serve del talento dei tre attori per scavare nell’umano dei protagonisti ed avvicinarci alla vicenda storica attraverso le loro emozioni e i loro sguardi. Servillo traspone nel colonnello Orsini la saggezza e il disincanto di un idealista malinconico; Ficarra e Picone sono due guitti che lentamente sposano le istanze risorgimentali e si riscattano grazie ad un gesto di fantasioso coraggio. Forse il racconto perde un poco di mordente nella parte centrale, dove alcune situazioni si reiterano senza che la narrazione proceda con la giusta intensità, ma il finale a sorpresa e l’epilogo vent’anni dopo i fatti narrati giustificano lo spazio occupato dando una forte impronta morale al film a cui si perdonano di buon grado alcune lentezze.

Giovanni Capetta

Tag: , , , , ,