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Lacci


TITOLO ORIGINALE: Lacci
REGISTA: Daniele Luchetti
SCENEGGIATORE: Domenico Starnone, Daniele Luchetti e Francesco Piccolo
PAESE: Italia
ANNO: 2020
DURATA: 100'
ATTORI: Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante e Silvio Orlando
SCENE SENSIBILI: scene a contenuto sessuale, nudo integrale, una scena di tentato suicidio, linguaggio a tratti volgare
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Napoli, primi anni ‘80. Aldo, padre premuroso di due bambini, confessa a Vanda di averla tradita. La moglie la prende male e allontana da casa il marito che si trasferisce a Roma per vivere con l’amante, Lidia, sua collega alla radio. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono di nuovo insieme ma dietro l’apparente normalità si cela una tensione latente e pronta ad esplodere. Come si è arrivati al ricongiungimento? E i figli, che fine hanno fatto? Quello che sembra un normale furto domestico è l’occasione per il regolamento di conti finale e, tra presente e passato, rimettere a posto i tasselli del puzzle, svelare segreti dimenticati, riaprire antiche ferite…

Luci ed ombre

Dal regista di La scuola e Mio fratello è figlio unico, Lacci è stato il film d’apertura alla 77° Mostra del Cinema di Venezia e distribuito nelle sale italiane a settembre 2020.
La storia racconta il dramma di una famiglia come tante, apparentemente serena e solida (almeno nelle primissime scene) che viene lacerata dalla confessione del tradimento del marito. La regia, intimistica, si concentra molto sui personaggi, quasi a volerci entrare dentro per raccogliere ed esplorare emozioni ed intenzioni, per rendere comprensibili ed accessibili anche le più piccole sfumature del pensiero che si nasconde dietro ad ogni battuta e ad ogni gesto.
La struttura del racconto è costituita da un intreccio di diversi piani temporali, tra più livelli di passato e presente, e la trama procede per sottrazione di informazioni che vengono dosate nel corso della storia, come in un giallo. E mentre nella ricostruzione di questo atipico cold case i tasselli vanno al loro posto uno dopo l’altro, lo spettatore non può far altro che sperare che almeno nell’ultima parte della verità che rimane da scoprire, ovvero quella che riguarda i figli, qualcosa sia andato per il verso giusto, che almeno loro si siano salvati in mezzo al disastro esistenziale di questo matrimonio che, tra poche luci e molte ombre, più che una storia d’amore sembra essere stato uno strumento di tortura.

Il bene più grande

Insomma, questo film è uno straziante affresco del matrimonio, uno spaccato della società moderna che restituisce una visione talmente negativa da essere quasi inaccettabile ma al tempo stesso, si percepisce, tremendamente vicina alla cruda verità, perché presenta dinamiche relazionali molto comuni, seppur portate alle estreme conseguenze (e tra le quali, forse, il tradimento non è il male peggiore). Una storia quindi che lascia con l’amaro in bocca ma anche con la sana consapevolezza di quanto sia alto il rischio di calpestare la bellezza dell’avventura matrimoniale e, d’altro canto, di quanto sia deplorevole farlo.

Gabriele Cheli

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