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Le occasioni dell’amore


TITOLO ORIGINALE: Hors-saison
REGISTA: Stéphane Brizé
SCENEGGIATORE: Stéphane Brizé e Marie Drucker
PAESE: Francia
ANNO: 2023
DURATA: 115'
ATTORI: Guillaume Canet, Alba Rohrwacher, Marie Drucker, Sharif Andoura, Emmy Boissard Paumelle e Lucette Beudin
SCENE SENSIBILI: una scena di nudo a esplicito contenuto erotico
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Mathieu, 50enne attore parigino di successo è in crisi e ha lasciato la preparazione di uno spettacolo teatrale per un periodo di riposo in una cittadina termale nell’ovest della Francia. Qui incontra Alice, insegnante di pianoforte. I due hanno avuto una relazione quindici anni prima e, a dispetto delle famiglie che hanno creato, ora la passione di un tempo riaffiora inesorabile come un’occasione che non possono lasciarsi sfuggire.

Dietro il melò un pamphlet esistenziale

In questo melò sofisticato Brizé scandaglia l’animo dei protagonisti ricostruendo l’alchimia di una relazione interrotta, una storia d’amore che pare ostinarsi ad esistere quasi contro la stessa volontà dei due amanti. Alice dice a Mathieu che l’ha fatta soffrire molto, eppure afferma anche di essere sempre stata in attesa di rincontrarlo.
Il regista e cosceneggiatore ci fa entrare lentamente (forse anche troppo) nel desiderio dei due di cogliere la seconda opportunità che è loro offerta e centellina così le battute, lasciando grande spazio agli sguardi, alla prossemica silenziosa e al contrasto con l’ambiente che li circonda. Sì, perché quanto più l’algido centro di talassoterapia nel profondo ovest della Francia, il bianco asettico dei corridoi, la tecnologia fredda dei trattamenti non aiutano Mathieu a ritrovare le energie e il senso che ha smarrito, così l’incontro con Alice scalda progressivamente il suo cuore e, parola dopo parola, lo porta nuovamente a sorridere. C’è un’intenzione nella scrittura ed è quella di affermare che le contingenze esterne spesso ci inducono a scelte che non sono quelle a cui spontaneamente saremmo portati. Il filmato con lo smartphone di Alice che riprende l’anziana signora della casa di riposo, già sposa e madre in gioventù, che esplicita il suo outing tardivo con la gioia per la possibilità di unirsi civilmente con la sua compagna, è una esplicita dichiarazione dell’autore che vuole accusare la società di non permettere agli individui di essere quello che sarebbero se ascoltassero solo se stessi. Ecco perché Mathieu ed Alice consumano anche sessualmente l’adulterio nei confronti dei loro coniugi, senza pentimento alcuno, ma anzi quasi considerando questo atto un risarcimento che la vita deve loro. Chissà che cosa ne penserebbero i relativi coniugi, ma questo è un pensiero che il film lascia non esplorato, tutto concentrato com’è – come tanto cinema contemporaneo – solo sui desideri dei singoli, senza contare i loro legami, le loro promesse, i loro impegni.

Tutto impeccabile ma difficile una piena immedesimazione

Una fotografia e una scenografia al servizio dell’intento narrativo lasciano che i protagonisti si staglino, emergendo da ambientazioni chiare, fondi opachi, talvolta indistinti, quasi che i due amanti debbano ridipingere sulla tela della storia la vicenda che hanno interrotto. Anche la musica ha un ruolo di primo piano, tenendo conto che il regista ha dichiarato di aver chiesto la colonna sonora al compositore, comunicandogli il tema del film, prima ancora di aver finito le riprese, per farsi ispirare da essa stessa. Soprattutto le interpretazioni di Guillaume Canet e Alba Rohrwacher assecondano con talento la scrittura, rendendo vera ogni piccola emozione.
Le occasioni dell’amore si inserisce fra le commedie sentimentali che ci aspettiamo soprattutto dal cinema francese. La tecnica è encomiabile eppure si sente la mancanza di una progressione narrativa che inviti lo spettatore verso un apice emotivo che di fatto è assente. Mathieu ed Alice, dopo aver scongelato la passione di quindici anni prima, non paiono aver guadagnato nulla dal loro nuovo incontro, se non il coraggio di non ferirsi nuovamente e ridirsi addio senza rancore.
Troppo poco, a nostro avviso, perché il pubblico si immedesimi davvero e non esca dalla sala con una sorta di insoddisfazione. Davvero vorremmo che ci capitasse una vicenda come questa? Probabilmente no e, del resto la stessa Alice, sotto finale, con una rassegnazione malinconica, ha modo di dire che, pur se rifarebbe tutto quanto è accaduto fra loro, ora per lei sarà più difficile riprendere la vita ordinaria.

Giovanni M. Capetta

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