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Lezioni di persiano


TITOLO ORIGINALE: Persischstunden
REGISTA: Vadim Perelman
SCENEGGIATORE: Ilya Zofin
PAESE: Germania
ANNO: 2020
DURATA: 127'
ATTORI: Nahuel Pérez Biscayart, Lars Eidinger, Jonas Nay, Alexander Beyer, Andreas Hofer, Leonie Benesch, Luisa-Céline Gaffron
SCENE SENSIBILI: una breve scena di nudo, una scena di fucilazione e pestaggio
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L’ebreo belga Gilles ha un’intuizione. Si può salvare dall’Olocausto e da una fucilazione fingendosi persiano e insegnando a un ufficiale nazista una lingua inventata. Riuscirà a farcela?

Erodoto afferma che il nome Persia derivi dall’eroe mitologico Perseo, le cui prodezze sono rimaste universali, come l’uccisione di Medusa e il matrimonio con Andromeda dopo averla salvata dalla morte. In effetti la Persia, che corrisponde all’attuale Iran, è un Paese che ha avuto tanti eroi e tanti dominatori. Ma perché un ufficiale nazista potrebbe essere interessato a imparare una lingua orientale?

La forza della lingua

Nell’Europa degli anni Quaranta, precisamente nel 1942, gli ebrei non hanno un destino facile. Possono provare a scappare ma non sempre la fuga è foriera di salvezza. Gilles (Nahuel Pérez Biscayart) è un ebreo belga. Tutti i suoi compagni sono stati fucilati; tutti tranne lui. Gilles, che ha ricevuto un libro di poesie persiane al posto di un panino e decide di tentare l’impossibile. Inventa di chiamarsi Reza, di avere avuto una madre iraniana e che conosce la lingua. Infatti potrebbe insegnare il persiano, ha ricordi orali, sa sostenere un dialogo anche se non ha mai imparato a leggere o a scrivere in persiano. I soldati sanno che c’è un ufficiale nazista che vorrebbe imparare quella lingua orientale e che c’è anche una “taglia” sull’individuare un insegnante di iraniano tra i prigionieri. Loro due non hanno dubbi e conducono Gilles a Koch (Lars Eidinger), il responsabile SS delle cucine del lager.

Koch è un ufficiale sui generis. Pensa già alla fine della guerra e pensa già al suo trasferimento nella città di Teheran. Lì abita un fratello che non sapeva di avere e vorrebbe vivere nella sua stessa città aprendo un ristorante.
Ce la farà Gilles a inventare un dizionario e quindi a insegnare una lingua che non conosce?

Un libro che diventa film

Lezioni di persiano è tratto da un libro di Wolfgang Kohlhaase (sceneggiatore poco prolifico ma Orso d’oro alla Carriera nel 2010 al Festival di Berlino) non edito in Italia che si intitola Invenzione di una lingua. Infatti tutto il film gioca su due piani: l’umanità di un uomo che delega alla memoria e all’invenzione di una lingua il suo futuro e la crudeltà dei tedeschi nei confronti del popolo ebreo.

Il regista ucraino sceglie due grandi attori perché il film possa essere all’altezza della storia. La lingua diventa perciò l’essenza di ogni scelta narrativa ed è una via per raccontare gli orrori dell’Olocausto, la violenza dello sterminio e la connivenza tra uomini e donne che trasformano il dominio umano in una strada per emergere.
Entrambe le lingue hanno il sapore dell’incomprensibilità però il “persiano” inventato da Gilles ha un’armonia completamente diversa dal tedesco. Questa differenza è una sottile arma per il pubblico che vive tra la paura della bugia e la forza della vita. Forse a causa dell’eccessiva lunghezza Lezioni di persiano non ha avuto un pubblico vasto, però nel suo complesso è un film che, nel suo finale, può generare luce nel buio dell’Olocausto.

Emanuela Genovese

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