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Lone Survivor


TITOLO ORIGINALE: Lone Survivor
REGISTA: Peter Berg
SCENEGGIATORE: Peter Berg
PAESE: USA
ANNO: 2013
DURATA: 121'
ATTORI: Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Ben Foster, Emile Hirsch, Ali Suliman, Eric Bana
SCENE SENSIBILI: scene di violenza molto cruda, turpiloquio.
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Tratto dalle memorie che il militare Marcus Luttrell ha affidato al giornalista inglese Patrick Robinson, Lone Survivor racconta lo svolgimento di una spedizione fallimentare – nome in codice “Operation Red Wings” – che vide coinvolta nell’estate 2005 una squadra di Navy Seal, mandata tra le montagne della regione afghana di Kunar, al confine con il Pakistan, a stanare un leader talebano. I quattro uomini che devono occuparsi materialmente della ricognizione vengono colti di sorpresa, circondati da un nutrito drappello di talebani armati fino ai denti e, impossibilitati a comunicare con il centro operativo, ridotti allo stremo delle forze e delle munizioni. Venderanno carissima la pelle.

Coraggio oltre i confini

Regista e sceneggiatore di questo atipico War-Movie è Peter Berg, capace mestierante hollywoodiano avvezzo ai film d’azione, che struttura il film in tre segmenti ben definiti: nel primo, dopo un prologo in cui immagini di repertorio mostrano quanto sia duro e selettivo l’addestramento dei Seal, conosciamo i personaggi. I militari, tutti abbastanza giovani (dietro le folte barbe spiccano i volti di alcuni talenti del nuovo cinema americano), chattano con le mogli e le fidanzate che li aspettano a casa e scherzano con le reclute, rivelando un cameratismo nutrito da stima e sincera amicizia. Nella seconda tranche si assiste all’operazione “Red Wings” vera e propria. Da un punto di vista tecnico, è la parte del film meglio realizzata: Berg piazza la macchina da presa sui quattro commilitoni, sui loro volti tumefatti, sugli sguardi allucinati, e racconta la strenua lotta per la sopravvivenza e l’eroismo, lo spirito di corpo e quello di sacrificio. Il terzo atto del film segue l’iter ugualmente accidentato dell’unico superstite che deve tornare a casa, con una brevissima tregua in un villaggio afghano in cui un padre di famiglia, rispettando il bimillenario codice di ospitalità del suo popolo, sottrae l’americano ai suoi persecutori e mette a repentaglio la sua stessa vita per proteggerlo.

Una volta partita la missione, il film non dà un attimo di tregua e si segue con il cuore in gola fino alla fine, anche conoscendo già l’esito della storia (il titolo del film dice già tutto). Berg è abile ma non è un cineasta dalle grandi sottigliezze: il tasso di retorica patriottica è tenuto a fatica sotto il livello di guardia, né ci sono particolari trovate che ci farebbero preferire questo film ad altri sullo stesso argomento.

Il peso delle decisioni

Peccato, da un punto di vista della sceneggiatura, che non sia approfondito l’aspetto più interessante di questa storia: all’inizio della missione il drappello s’imbatte in un vecchio e in due ragazzi – tutti e tre disarmati – appartenenti alla stessa compagine del terrorista talebano che stanno cercando. Non sanno cosa farne: se li lasciassero andare, sicuramente darebbero l’allarme e in poco tempo avrebbero i nemici alle costole. Se uccidessero dei civili disarmati, avrebbero un peso sulla coscienza e finirebbero nell’occhio del ciclone dei media. Se li legassero, in una zona disabitata e selvaggia, li condannerebbero a morte certa. Che fare? I Seal sono in disaccordo ma obbediscono al loro più alto in grado, che sceglie di risparmiarli. È questa scelta probabilmente a condannarli, ma il film non argomenta (non rilevandone in alcun modo il peso morale, in contrasto con le tentazioni della vigliaccheria) e si limita a una cronaca dettagliata, benché avvincente. La questione del rispetto di questo “codice d’onore” riemerge nel finale, allorché l’unico sopravvissuto, nelle mani degli abitanti di un villaggio, gode della loro ospitalità e del loro precetto tramandato da generazioni per cui – come nella “legge del mare” dei pescatori siciliani – è immorale negare soccorso a un uomo che ne ha bisogno. Potrebbe nascere un altro film ma ormai le due ore sono passate, c’è tempo solo per un ultimo scontro a fuoco (e all’arma bianca) e aspettare la cavalleria.

Scegliere un film 2014

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