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Nata per te


TITOLO ORIGINALE: Nata per te
REGISTA: Fabio Mollo
SCENEGGIATORE: Giulia Calenda, Furio Andreotti e Fabio Mollo
PAESE: Italia
ANNO: 2023
DURATA: 102'
ATTORI: Pierluigi Gigante, Teresa Saponangelo e Barbora Bobulova
SCENE SENSIBILI: due scene di esplicita unione omosessuale
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Alba, neonata con la sindrome di Down è abbandonata in ospedale. La giudice, Gianfelici, del Tribunale di Napoli, cerca una famiglia adottiva, ma, pur dopo numerosi rifiuti, non vuole prendere in considerazione la richiesta di Luca Trapanese, operatore sociale che non nasconde di essere single e gay. A tener vivo nel protagonista il suo desiderio di diventare padre, è Teresa, avvocato convinta che Luca stia subendo una discriminazione. Ottenuto l’affido temporaneo per casi speciali, Luca accudisce Alba per un mese prima di esser costretto a riportarla in ospedale. Vorrebbe rinunciare, ma poi la sua ultima richiesta induce la giudice a prendere una decisione senza precedenti.

Il crinale fra onestà intellettuale e ricatto sentimentale

Le dichiarazioni autobiografiche del regista, Fabio Mollo, nonché le esplicite didascalie di coda, con le immagini di Luca Trapanese che ha realmente vissuto la storia narrata, rendono chiaro l’intento di questo film, decisamente provocatorio. Eppure, poteva essere un pamphlet ideologico a rivendicazione “urlata” dei presupposti diritti ad adottare da parte dei single e del mondo omosessuale, ma almeno formalmente non lo è. Non inventa nulla su quanto la legge italiana preveda in casi eccezionali. Le posizioni contrapposte del dilemmatico tema morale sono tutte esposte con onestà. La giudice è severa, ma ha veramente a cuore il bene della neonata e il suo diritto ad avere due genitori. Lo stesso protagonista crede nella “precedenza” della famiglia eterosessuale e si domanda se la sua non sia una pretesa ingiusta; anzi, il suo desiderio di paternità accogliente si distingue nettamente dall’egoismo del compagno che, infatti, lo abbandona. Luca esplicitamente si sottrae ad essere corifeo dell’orgoglio gay, è un uomo anzi che sa inginocchiarsi: è stato in seminario, lo vediamo pregare; è il fondatore di una comunità di recupero (“A ruota libera”), in cui è dedito con passione ad assistere una “famiglia” di disabili, descritta con sguardo affettuoso e inclusivo. Tutto – nella bellezza di Napoli e Ischia – è mirato a non indispettire lo spettatore con idee diverse e a dimostrargli che è libero di decidere da che parte stare.

Lo strapotere delle emozioni vince sulla ragione

Eppure, in un crescendo emotivo che “non lascia scampo”, la dialettica razionale lascia il posto ai sentimenti (come se dovessero per forza confliggere) e ci rendiamo conto che, anche volessimo obiettare qualcosa, siamo indotti a stare dalla parte di Luca perché in lui non c’è, apparentemente, alcuna ombra. I flashback ce lo descrivono come un ragazzo serenamente consapevole della sua omosessualità e anzi provato dalla morte prematura dell’amico del cuore; l’affetto della madre e della famiglia calorosamente napoletana danno colore senza essere causa di alcun suo turbamento. Alle prese con biberon e pannolini ci fa tanta tenerezza e anche se chiede un po’ di aiuto femminile, siamo sicuri che ce la farà anche da solo. Lo stesso amico prete novello lo assolve dicendogli che se si fida di Dio tutto andrà per il meglio (anche se poco dopo scivola in un amplesso occasionale!). È, invece, Teresa che deve arrabattarsi con due gemelli piccoli perché separata dal marito poco di buono e si lascia scappare che pure l’aborto è un diritto da tutelare… Insomma, Luca in controluce che sussurra una canzone di Battisti con in braccio Alba per addormentarla vince a carte basse contro qualunque altra argomentazione a favore della famiglia cosiddetta “tradizionale”. Gli interpreti, inoltre, tutti all’altezza – in particolare Gigante, per la prima volta protagonista – contribuiscono a commuovere e chi volesse dissentire si rassegni ad essere additato come un senza cuore. Luca dice di non voler essere in guerra con nessuno e la sua storia, al di là di assunti oggettivamente discutibili, è a favore della vita e alla valorizzazione di ogni forma di disabilità.
Resta inevasa – e accantonata in un angolo – la domanda se per la piccola Alba, soprattutto fra qualche anno, non sarebbe meglio avere un padre e una madre…

Giovanni M. Capetta

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