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Non c’è più religione


TITOLO ORIGINALE: Non c'è più religione
REGISTA: Luca Miniero
SCENEGGIATORE: Luca Miniero, Sandro Petraglia, Astutillo Smeriglia
PAESE: Italia
ANNO: 2016
DURATA: 90'
ATTORI: Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari, Laura Adriani
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Sulla piccola isola di Porto Buio non nascono più bambini. Il problema, oltre che demografico, è contingente: manca poco al Natale e non ci sono neonati per rappresentare Gesù Bambino nel tradizionale presepe vivente del paese. Ecco così che Cecco, neo-sindaco, vincendo le proteste di suor Marta, chiede alla comunità islamica dell’isola di “prestar” loro un bambino per l’importante ruolo. I concittadini arabi, rappresentati da Badil, italiano convertito all’Islam e vecchia conoscenza tanto di Cecco quanto di Suor Marta, accettano, ma dettano le proprie condizioni…

Invecchiamento demografico e convivenza religiosa

Il nuovo film di Miniero, sotto il velo della commedia, si propone di affrontare temi importanti per il nostro Paese, quali l’invecchiamento demografico della popolazione italiana – il cui ricambio generazionale è assicurato soprattutto grazie ai figli degli immigrati –, la difficile convivenza tra religioni differenti, e la conservazione delle tradizioni e delle radici culturali cristiane nel complesso panorama contemporaneo, globalizzato e multiculturale.

La macchiettizzazione delle religioni cattolica e mussulmana

Il film di Miniero si pone sul solco di Benvenuti al Sud, con la classica rappresentazione dell’incontro-scontro tra opposte mentalità e stili di vita, da cui dovrebbe scaturire la commedia. Eppure, rispetto al film ambientato a Castellabate, Non c’è più religione strappa solo qualche sorriso, ma poche risate. Il film, purtroppo, pur nella critica filtrata dall’ironia, non riesce a far riflettere in modo intelligente sui temi che si propone di affrontare. La pellicola di Miniero si prende gioco dell’ipocrisia religiosa, sia islamica sia cattolica. Nel primo caso, a rappresentare la comunità islamica di Porto Buio è Badil, che sembra utilizzare la propria appartenenza religiosa più come rivalsa verso i suoi ex amici Cecco e Marta, colpevoli di averlo ferito in passato. Badil si vanta di non dover chiedere mai il parere alla propria moglie perché “noi arabi non chiediamo mai alla moglie se è d’accordo”, dimostrando così una chiara confusione tra “arabi” e “musulmani” (lui non è arabo, ma è musulmano) e, in generale, un’adesione molto superficiale alla propria fede. Della Chiesa Cattolica, invece, si attacca, velatamente, l’eccessiva apertura a temi scottanti contemporanei. Ecco così che, alla domanda relativa al presepe “Giuseppe e Maria sono ancora un uomo e una donna?”, il segretario del vescovo risponde di sì, ma che si intravede un’apertura… lasciando intendere che in futuro le cose potrebbero cambiare. La religione, insomma, viene rappresentata, da entrambi i lati, in modo macchiettistico e caricaturale. Da una parte, i cattolici del paese rivendicano l’italianità di Gesù pur di non coinvolgere i concittadini islamici; dall’altra il sindaco si fa rappresentante di una mentalità molto “politicamente corretta” che punta a eliminare tutto ciò che può offendere ipoteticamente la sensibilità religiosa e culturale dell’altro, in nome di un rispetto che, se realmente tale, dovrebbe invece tollerare la libertà altrui senza “pretese”.

Troppi stereotipi, poca commedia

Gli stereotipi puntano a strappare qualche risata, ma il film rimane davvero troppo in superficie, a differenza di altre commedie del genere come, per esempio, il film francese del 2014 Non sposate le mie figlie.
Infine, la storia di sfondo che riguarda la vecchia amicizia fra i tre personaggi principali (Cecco, Badil e suor Marta) risulta piuttosto improbabile e poco credibile, rivelando, tra gli altri aspetti, una certa mancanza di coerenza interna.

Eleonora Fornasari

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