Geniale decodificatore della CIA, Charlie Heller risolve codici impossibili mentre sua moglie viaggia e lavora come giornalista. Ma un giorno un attentato terroristico a Londra cambia la sua esistenza.
Charlie Heller (Rami Malek) è un brillante esperto di codici della CIA, specializzato nella decrittazione di messaggi riservati. È in grado di scoprire segreti che restano invisibili agli occhi della maggior parte dei suoi colleghi. Avrebbe dovuto accompagnare la moglie a Londra per un viaggio di lavoro, ma decide di non partire. Non immagina che quella sarà l’ultima volta che la vedrà: la donna muore a Londra, durante un attacco terroristico.
Sconvolto dal dolore, Charlie si ritrova solo, in un mondo che improvvisamente non riconosce più. Quando si accorge che la CIA – l’agenzia per cui ha dedicato tutta la sua vita – non sta facendo abbastanza per trovare i colpevoli, agisce di istinto: troverà i colpevoli e si farà giustizia da solo. C’è solo un problema: Charlie è un uomo da scrivania, senza alcuna preparazione sul campo. È un teorico, non un agente operativo. Eppure, decide di agire.
Il film è tratto dal romanzo The Amateur (Il dilettante), titolo che riflette l’inesperienza e la natura del protagonista. La storia segue Charlie nella sua trasformazione: da tecnico del linguaggio e dell’intelligence, a improvvisato giustiziere. Armato solo del suo intuito e di una mente analitica fuori dal comune, inizia a ricostruire i fili che lo porteranno ai mandanti dell’attacco. Le sue indagini lo conducono a scoprire una rete criminale che coinvolge un influente uomo d’affari, coinvolto in traffici illeciti e operazioni clandestine. Per fermarlo, Charlie dovrà spingersi in un mondo oscuro, dominato da uomini senza scrupoli.
La sceneggiatura, firmata da Ken Nolan e Gary Spinelli, cerca di fondere il dramma personale con l’azione da spy-movie. In parte ci riesce, grazie a momenti di tensione ben orchestrati e ad alcune intuizioni interessanti. Tuttavia, il film inciampa in passaggi prevedibili e dialoghi troppo didascalici, che appesantiscono la narrazione. L’eccesso di flashback rallenta il ritmo, togliendo slancio a una storia che avrebbe potuto essere molto più incalzante.
Eppure il film non decolla del tutto come thriller d’azione. Mescola intrighi politici, vendetta personale e sequenze adrenaliniche, ma il regista – che ha diretto serie televisive e che sa come costruire la tensione (suoi sono gli episodi di Black Mirror, “Hated in the Nation” and “Smithereens“) – pur costruendo scene d’azione intense, indulge in flashback ridondanti, pensati per approfondire il trauma del protagonista ma che finiscono per appesantire la narrazione.
Il cast è di ottimo livello, con nomi di rilievo anche nei ruoli secondari. Tuttavia, non tutte le performance convincono pienamente. Rami Malek appare trattenuto, come se replicasse registri già visti in altri suoi personaggi. La sua interpretazione manca di empatia e carisma, rendendo difficile per lo spettatore entrare davvero in sintonia con il suo dolore e la sua missione.
Funzionano meglio gli attori secondari, che spesso regalano le scene più riuscite del film. L’interazione tra i personaggi secondari e il protagonista riesce a dare ritmo nei momenti chiave, ma non basta a colmare i vuoti di sceneggiatura.
Operazione Vendetta è un titolo già di per sé molto esplicito: riflette sia la trama che gli intenti produttivi del film, inclusi gli stereotipi su cui si basa e il genere che cerca di rinnovare. Tuttavia, è il titolo originale da cui è tratto il libro, a suggerire che la vendetta è solo una componente del racconto – quella più immediata e accessibile, ma anche, per questo, la più difficile da rappresentare in modo efficace. Operazione Vendetta è un film capace di creare momenti di pura action, ma non lascia il segno come avrebbe potuto: un thriller d’azione godibile, che, però, non sfrutta appieno le sue potenzialità.
Emanuela Genovese
Tag: 3 stelle, Azione, Thriller