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Poveri ma richissimi


TITOLO ORIGINALE: Poveri ma ricchissimi
REGISTA: Fausto Brizzi
SCENEGGIATORE: Fausto Brizzi, Marco Martani, Luca Vecchi
PAESE: Italia
ANNO: 2017
DURATA: 94'
ATTORI: Christian De Sica, Enrico Brignano, Lucia Ocone, Anna Mazzamauro, Paolo Rossi, Lodovica Comello.
SCENE SENSIBILI: linguaggio spesso volgare.
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La famiglia Tucci scopre di essere ancora ricca grazie all’astuzia del piccolo di casa, il saggio Kevi (sì, senza n), che con uno stratagemma ha salvato il patrimonio sottraendolo agli sprechi e agli eccessi dei famigliari. Decisi a non ripetere gli errori passati, i Tucci si ingegnano per far fruttare la loro fortuna ma soprattutto per preservarla dalla scure del fisco italiano. Da qui l’idea: trasformare Torresecca, il paesello dove da sempre risiede la famiglia, in un paradiso fiscale, indicendo un referendum che ne sancisca l’indipendenza dall’Italia. È un attimo e i Tucci si ritrovano a capo del nuovo principato, con tutti gli onori ma anche gli oneri che il nuovo potere politico comporta…

Un principato alle porte di Roma

Poveri ma ricchi… e potenti. È questa la nuova missione impossibile per la famiglia Tucci, una delle più brutte, sporche e cattive del cinema italiano degli ultimi anni, che in questo sequel si ritrova contro ogni probabilità a dover governare, amministrare e legiferare nel novello principato di Torresecca, in un’imprecisata zona sulla Prenestina, alle porte di Roma. Lo faranno ovviamente alla loro maniera, con l’ingenuità e la beata ignoranza, ma anche la strafottenza e la grevità un po’ caricaturale di una certa provincia italiana…

Una pioggia di nemici e minacce

Le cose ovviamente non saranno semplici e non solo per l’inadeguatezza e l’eccentricità dei protagonisti. Innanzitutto la famiglia si ritrova a dover fare i conti con il governo italiano, rappresentato dal Presidente del Consiglio (Cassini), che non riconoscendo l’autonomia del nuovo Stato cercherà di sabotarlo in ogni modo possibile. Va in scena così una battaglia “diplomatica” senza esclusione di colpi, che però non sarà in assoluto la minaccia più grande per l’unità famigliare (che, ormai è chiaro, è la vera ricchezza dei Tucci). Infatti, mentre Danilo, il capofamiglia, si ritrova tra i piedi una presunta figlia illegittima, frutto di un’avventura sentimentale vissuta in gioventù (spuntata guarda caso solo adesso…), la moglie Loredana deve resistere alle avances di uno scrittore affascinante ed educato (Ciavarro); il cognato Marcello invece, che sta per diventare papà, deve tenere a bada il suocero truffatore appena uscito dal carcere (uno spaesato, e per questo efficace, Paolo Rossi).

Un film senza mordente, ma con un grande cast

Come si intuisce, in questo secondo film quindi le linee narrative si moltiplicano e divergono, l’unità del racconto si sfalda, dando la sensazione di un film più corale ma scarsamente amalgamato, sfilacciato, a tratti addirittura episodico. La differenza è che mentre nel primo film la famiglia era quasi un blocco unico, come se fosse un unico personaggio che, muovendosi all’unisono, reagiva in modo compatto all’incidente scatenante della vincita milionaria (e a questa linea faceva da contrappunto drammaturgico solamente la storia d’amore tra Marcello e la cameriera Valentina), qui le linee narrative sono centrifughe e non hanno quasi mai il mordente giusto. In teoria, essendoci più materiale di racconto, il film dovrebbe essere più denso, ma la verità è che la storia ha meno ritmo e in più di un’occasione la sensazione è che la moltiplicazione delle linee sia solo un modo per allungare il “brodo”.
Se questo film dunque vale comunque la pena di essere visto, è merito dell’idea originaria e delle situazioni di commedia che scaturiscono da essa, sempre valorizzate del confermatissimo cast, che con classe ed esperienza regge di fatto la storia. Una su tutti, Lucia Ocone, padrona dei tempi comici ed efficace in ogni battuta.

Gabriele Cheli

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