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Rogue One: A Star wars Story


TITOLO ORIGINALE: Rogue One: A Star Wars Story
REGISTA: Gareth Edwards
SCENEGGIATORE: Chris Weitz e Tony Gilroy
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 133'
ATTORI: Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Donnie Yen, Jiang Wen, Alan Tudyk, Riz Ahmed, Mads Mikkelsen, Forest Whitaker
SCENE SENSIBILI: scene di violenza e tensione, nei limiti del genere.
1 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 5

Jyn Erso è una ragazza cresciuta in anni di guerra. I suoi genitori l’hanno educata sin da bambina a badare a se stessa, a trovare una via di fuga in caso di pericolo, e a distinguere il bene dal male. L’occasione di dimostrare quanto ha imparato negli anni, e di servire una giusta causa, le arriva quando – tra una scorribanda e l’altra – viene rintracciata dai membri dell’Alleanza Ribelle, ciò che resta di un’antica Repubblica decimata e sottomessa dal malvagio Impero Galattico. Gli insorti, che non sono pochi né male organizzati, chiedono a Jyn di rintracciare Saw Gerrera, una mina vagante nelle fila dei ribelli più estremisti, che anni prima aveva fatto alla ragazza da padre putativo. È lui l’unico, forse, ad avere la chiave di un insperato successo militare contro un nemico insormontabile; una chiave legata al passato della ragazza…

Datemi un paio di sceneggiatori bravi e vi solleverò il mondo

“Rogue One non è un film di Star Wars ma è un film di guerra ambientato nell’universo di Star Wars”. Parole del regista Gareth Edwards, che potrebbero tradursi così: datemi un paio di sceneggiatori bravi con libertà creativa e vi solleverò il mondo. Eccolo il vero erede di Guerre stellari, ambientato nei giorni immediatamente precedenti al grandioso incipit che, nel 1977, ha dato origine a uno degli universi narrativi (non solo cinematografici) più amati di sempre, e situato a metà strada tra l’omaggio personale alla trilogia classica (“un film in costume”, ha scritto intelligentemente qualcuno) e il primo vero tentativo di staccarsene.

Personaggi credibili e una trama solida

Fatta salva la sua natura commerciale, Rogue One (uno spin off, ufficialmente, cioè una deviazione dal canone principale, cui però è collegato inesorabilmente) si rivolge a un pubblico meno ampio – e un po’ più adulto – rispetto a quello del Risveglio della forza (uscito un anno prima e diretto da J.J. Abrams): è più cupo, intenso e drammatico; non punta sull’inerzia dello spettatore più benevolo ma cerca di sedurre anche il più esigente per cui un’azione di guerra è un’azione di guerra e non una scampagnata; la perdita di un genitore è un momento doloroso e non un cliché narrativo, ecc… Possiede personaggi credibili e una trama solida senza forzature che – addirittura – risolve alcune incongruenze degli episodi precedenti. Le pochissime strizzate d’occhio non distolgono dal piacere del racconto e i momenti di alleggerimento sono rari ma riusciti (non manca il solito droide che non riesce a tenere il becco chiuso, ma le battute migliori sono appannaggio di un samurai cieco in odore di… santità).

“La speranza è la migliore arma della ribellione”

Il tema della storia – riassumibile nel refrain “La speranza è la migliore arma della ribellione” – è meno ingenuo di quanto possa sembrare, anche perché ne sottende un altro, più denso, che riguarda la scelta di sacrificare qualcosa di sé per un bene più grande e condiviso. Così lo spirito di corpo che sostiene i protagonisti, pronti a battersi e a morire gli uni per gli altri e per una causa giusta, è esaltato rispettando i canoni del genere bellico tradizionale ma con la dovuta realistica tensione, da catastrofe imminente ma evitabile, che riesce a rilanciare sottintesi profondi ben oltre l’universo chiuso del racconto.
Forse, poi – ma è solo un’impressione – al misticismo spaziale un po’ onnicomprensivo della saga classica si sostituisce qui uno “sguardo verso l’alto” un po’ più autentico (è solo una ipotesi ma un paio di battute dei dialoghi la lasciano intendere). Pur senza la gioia fanciullesca di quarant’anni fa, quindi, un tentativo finalmente riuscito di onorare non tanto il film capostipite diventato nel frattempo un mito, quanto la Forza che è con noi e il cielo stellato sopra di noi.

Raffaele Chiarulli

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