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Smetto quando voglio – Ad honorem


TITOLO ORIGINALE: Smetto quando voglio - Ad honorem
REGISTA: Sydney Sibilia
SCENEGGIATORE: Sydney Sibilia, Francesca Manieri, Luigi di Capua
PAESE: Italia
ANNO: 2017
DURATA: 96'
ATTORI: Edoardo Leo, Stefano Fresi, Pietro Sermonti, Giampaolo Morelli, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè.
SCENE SENSIBILI: una (comica) scena di nudo, alcune scene di tensione, innocenti parolacce.
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Un anno e mezzo dopo essere stati ingiustamente accusati di produzione e spaccio di Sopox, i ricercatori della banda guidata da Pietro Zinni sono separati e reclusi in carceri diversi. Pietro non ha mai smesso di lanciare l’allarme: c’è in giro un pazzo che ha prodotto gas nervino ed è pronto a compiere una strage. Ma il suo appello rimane inascoltato. Così Pietro si fa trasferire a Rebibbia per allearsi con il vecchio antagonista Murena, che scopre esser stato in passato collega di Walter Mercurio, vero produttore di Sopox e del gas nervino. Infine, con uno stratagemma, riunisce per l’ultima volta la banda nel carcere di Rebibbia, da dove evaderanno per poi sventare l’attentato.

Da Rebibbia alla Sapienza: un fuga per salvare “casa”

La banda dei ricercatori guidata da Pietro Zinni torna nel gran finale della saga diretta da Sydney Sibilia. Il racconto riprende dal grande antagonista di questo terzo capitolo, che abbiamo conosciuto nelle ultime battute del secondo episodio (Masterclass): un professore spietato e pronto ad azioni estreme. È Pietro a scoprirne l’identità: Walter Mercurio, un ricercatore che in passato è stato collega di Murena, antagonista del primo Smetto quando voglio.
Pietro si fa quindi trasferire a Rebibbia per allearsi con Murena e scopre così che Mercurio era uno dei ricercatori incaricato, insieme alla compagna, di portare avanti un nuovo polo di ricerca all’avanguardia, poi trascurato dallo Stato, a tal punto da diventare un edificio pericoloso. Quando un’esplosione uccise la compagna di Mercurio, questo decise che avrebbe vendicato l’ingiustizia subita. E l’attesa per la sua vendetta sta per finire. In occasione dell’assegnazione di una laurea honoris causa, i responsabili si riuniranno tutti in un solo luogo: l’università “Sapienza”.
Zinni riunisce la banda e, giunte sotto lo stesso tetto, le migliori menti in circolazione escogitano un piano brillante per evadere dal carcere e bloccare in tempo Mercurio, salvando quella che è stata per anni la loro casa -l’università- e riscattandosi così dagli errori passati.

I geni italiani dimenticati dallo Stato

Questa terza avventura raccoglie piuttosto sapientemente i fili narrativi seminati nei precedenti capitoli, facendoci divertire ancora una volta attraverso i suoi ormai noti personaggi, brillanti e sgangherati, motori di gag esilaranti.
Ci saremmo forse aspettati qualcosa di più nel rapporto tra Pietro e la sua compagna Giulia. Si ha l’impressione che la ritrovata ammirazione di Giulia per il compagno arrivi un po’ improvvisa nelle battute finali. Anche il ritorno dell’agente Paola Coletti, che ha tradito i nostri in Masterclass, e che torna ad essere un’alleata, avrebbe potuto trovare più spazio.
Ciò che forse però premeva di più era riprendere il discorso, un po’ abbandonato nel secondo episodio, sulla frustrazione dei geni italiani dimenticati dallo Stato. Qui in verità il tono si fa più serio e in parte si rischia di sbilanciare quel tocco pungente che ha caratterizzato la saga. La storia di Walter tocca corde drammatiche e ci viene proposto un “cattivo” di tutto rispetto, pronto a distruggere davvero. Pietro e i nostri ricercatori si trovano a fronteggiare una versione estrema del loro stesso percorso, che li porta a chiedersi se davvero vale la pena salvare la Sapienza e ciò che rappresenta. La loro decisione porta a chiudere la trilogia su uno sguardo di speranza, negato nei primi episodi, e consegna questo sguardo proprio ai più giovani, agli universitari di oggi, in particolare ai due studenti che Murena sente parlare dell’esperienza universitaria. Sibilia chiude così il sipario sui desideri e le speranze dei più giovani, che resistono nonostante ingiustizie e istituzioni deludenti.

Jessica Quacquarelli

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