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Strange World – Un mondo misterioso


TITOLO ORIGINALE: Strange World
REGISTA: Don Hall
SCENEGGIATORE: Qui Nguyen
PAESE: USA
ANNO: 2022
DURATA: 102'
ATTORI: con le voci di Jake Gyllenhaal, Jaboukie Young-White, Gabrielle Union, Lucy Liu, Dennis Quaid e Alan Tudyk e con le voci italiane di Marco Bocci, Lorenzo Crisci, Lucy Campeti, Valentina Stredini, Francesco Pannofino e Franco Mannella
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Jaeger Clade era il più grande esploratore di Avalonia, ovunque seguito dal più mite e pavido figlio Searcher. Quando però Searcher scoprì il Pando, una pianta in grado di generare energia elettrica, ritenne che i loro viaggi fossero terminati; Jaeger invece non volle rinunciare al suo sogno di valicare le montagne; così le strade dei due si divisero, e dopo 25 anni Searcher non ha più avuto notizie del padre.
Oggi Avalonia vive dell’energia elettrica del Pando, coltivata da Searcher, divenuto contadino e sedentario. Il giovane Clade è sposato con Meridian, e hanno un figlio adolescente e gay, Ethan, alle prese con i primi amori e sogni d’avventura come il leggendario nonno Jaeger. Ma il destino sembra strizzare l’occhio al giovane: un morbo misterioso sta distruggendo il Pando. Guidata in una missione segreta da Callisto Mai, il sindaco di Avalonia, la famiglia Clade partirà all’esplorazione, scoprendo che nel sottosuolo si nasconde un vasto mondo misterioso e carico di avventure…

L’ideologia non fa buona narrativa

Il problema di film d’animazione quali Strange World e Lightyear non è soltanto il fatto che siano scritti male, ma che ne sia tanto evidente il “perché”: ovvero l’agenda di “politica culturale”. Ancora una volta la Disney si preoccupa di fare punti politicamente corretti, come sopra una cartellina del Bingo. Orientamenti sessuali, fluidità gender, ribaltamento dei ruoli genitoriali, rappresentazione interraziale fino all’ossessione; persino il cane è diversamente abile.
Ma più che l’eccesso (segno forse di cattivo gusto e di retorica), quello che lascia perplessi è la superficialità con cui tutto ciò è messo in scena. Strange World non sfrutta nessuno dei temi sopraelencati, sembra non crederci davvero. E tuttavia sacrifica la struttura narrativa e il buon senso pur di non perdersi un’occasione di essere woke.
Non c’è problema a scrivere donne forti ed eroiche che prendono in mano la situazione nel momento del pericolo, tutti amiamo Alien e Terminator 2. Ma perché allora non far di queste donne le protagoniste, invece di abbandonare perennemente Searcher nelle retrovie a tremare come una foglia? Oppure perché creare personaggi come Caspian, indiano, femmineo, nerd, potenziale spalla comica che non fa ridere, e che non muove il racconto in alcuna direzione; e così Duffle, Diazo, Splat…
I discorsi sul senso di essere padri e figli si sprecano, lanciati qui e là come mangime e annacquati in dialoghi risibili, ma soprattutto trascinati da una storia noiosa, senza ritmo e senza mordente. È evidente che gli autori sono sempre più preoccupati a fare propaganda ideologica (e una ideologia anche molto ingenua) e non invece a raccontare storie.

Soltanto l’occhio ha avuto la sua parte

Spezzando una lancia (o forse uno stuzzicadenti) a favore, Strange World può vantare quello che Lightyear nemmeno aveva saputo offrire: una buona grafica e un affascinante comparto artistico. Il mondo sotterraneo è colorato, curioso, intelligente nelle sue forme e strutture.
Difficile però giustificare un’ora e quaranta in sala con un po’ di compiacimento estetico. Vorremmo poter almeno dire che i bambini si divertiranno, ma non ne siamo convinti: dopotutto le sale sono vuote – il risultato economico del film è stato disastroso – e il pubblico in rete ha espresso il suo parere.

Alberto Bordin

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