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Sulla mia pelle


TITOLO ORIGINALE: Sulla mia pelle
REGISTA: Alessio Cremonini
SCENEGGIATORE: Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan
PAESE: Italia
ANNO: 2018
DURATA: 100'
ATTORI: Alessandro Borghi, Max Tortora, Jasmine Trinca
SCENE SENSIBILI: immagini e linguaggio violento, nei limiti del genere
1 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 51 vote, average: 5,00 out of 5

15 ottobre 2009, Stefano Cucchi, geometra romano di 32 anni, è in macchina con un amico, stanno parlando e fumando sigarette. All’improvviso vengono affiancati da una volante per un normale controllo. Stefano viene perquisito. Gli trovano addosso hashish, cocaina e una pasticca di un medicinale per l’epilessia. Subito viene tradotto in questura per l’interrogatorio. Da qui inizia un kafkiano viaggio dentro e fuori da commissariati, carcere e ospedali che termina, nel solo giro di una settimana, con una morte assurda ed evitabile.

L’ultima settimana del vero Stefano Cucchi

Ma Sulla mia pelle non è solo un atto di denuncia, è un film vero. Cremonini, regista e co-sceneggiatore, decide di raccontarci l’ultima settimana di Stefano Cucchi quasi per filo e per segno, senza omettere nulla, nemmeno, e questo è uno dei più grandi meriti, le co-responsabilità di Stefano. Dalla pellicola apprendiamo infatti che i sospetti degli inquirenti che Stefano fosse per davvero coinvolto in un giro di spaccio erano fondati. E intuiamo anche il motivo per cui Stefano, almeno inizialmente, abbia deciso di coprire i suoi carnefici: non voleva aizzarli contro di lui, non voleva scoprissero i suoi altarini. C’è però un’altra ragione, che subentra quando Stefano comprende la gravità del suo stato. Qui realizza di essere solo un debole, un emarginato, uno sbagliato, uno a cui nessuno mai avrebbe creduto. E questa debolezza è resa ancora più evidente dalla scelta di non mostrarci il momento del pestaggio. È in questa scelta infatti che il film si eleva da storia particolare a parabola universale, non un atto d’accusa contro carnefici specifici, ma un memento verso un sistema che rischia di chiudere un occhio sui mezzi per giustificare il fine, un sistema iniquo in cui rischiamo di rimanere stritolati tutti.
In questo meccanismo perverso le uniche vere vittime restano i genitori e la sorella, in qualche modo la società civile, cioè noi. A noi il sistema ha cercato di celare il più a lungo possibile la verità, che esplode incontrovertibile nell’ultima scena, quella dell’obitorio, in cui finalmente, attraverso gli occhi di mamma e papà e della sorella Ilaria, facciamo fatica a riconoscere Stefano in quel corpo impunemente dilaniato, un corpo che grida giustizia. Una giustizia che la famiglia ha perseguito coraggiosamente per dieci anni allo stesso modo di questo meritorio film.

Scegliere un film 2019

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