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The Founder


TITOLO ORIGINALE: The Founder
REGISTA: John Lee Hancock
SCENEGGIATORE: Robert D. Siegel
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 115'
ATTORI: Michael Keaton, Laura Dern, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Linda Cardellini, Patrick Wilson
SCENE SENSIBILI: nessuna
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Ray Kroc, modesto rappresentante di macchine per il frappé, ha sempre inseguito l’idea geniale su cui costruire un impero; quando si imbatte nella “cucina espressa” dei fratelli McDonald è sicuro che sia la volta buona. Li convince ad accettarlo come socio in un franchise che diffonda il modello per la preparazione degli hamburger in tutta l’America ma, a poco a poco, con una serie di azzardi che rischiano di mandarlo in rovina (e in ultimo provocano il suo divorzio dalla moglie che non lo sostiene quanto lui vorrebbe), finisce per prendere il controllo totale di quello che diventerà il più noto marchio di ristorazione al mondo.

La genesi del fondatore di McDonald

The Founder è la storia di un antieroe, un “uomo senza qualità” mosso dall’ambizione piuttosto che dalla genialità, capace di pensare in grande a partire da un’idea che non gli appartiene, di costruire un marchio che conquista l’America puntando sul concetto di famiglia e tradizione mentre lui, Ray Kroc, incarna piuttosto i valori contrari – l’avidità e la spregiudicatezza – che gli permettono di prevalere su chiunque.

Il sogno dell’egoista d’America

Quella che Ray chiama perseveranza, è piuttosto la testarda volontà di guadagnare soldi e successo, mettendo le mani su qualcosa che gli manca (un senso di solidità e affidabilità) ma di cui in definitiva è in grado di riprodurre solo l’apparenza (come il frappé fatto non con il gelato, ma con le polverine per risparmiare sulla refrigerazione…). Del resto proprio Kroc cerca coppie affiatate per avviare i suoi ristoranti in giro per l’America, ma da sua moglie poi si aspetta solo appoggio incondizionato senza offrire in cambio né sincerità né amore.
Nessuna speranza per gli originali fondatori del “metodo espresso”, due fratelli un po’ nerd che nell’America capitalista sono mosche bianche che sognano di mantenere il controllo sulla qualità e si accontentano di crescere poco a poco senza pensare al guadagno prima di tutto.

Un successo che lascia l’amaro in bocca

Più che affascinare, il “fondatore” impersonato con diabolica convinzione da Michael Keaton inquieta e intimorisce, con la sua capacità di affabulazione, le sue promesse e la sua granitica testardaggine nel perseguire ciò che vuole.
La sua marcia verso la grandezza, non priva di ostacoli e difficoltà, è però uno dei quei percorsi in cui il successo (in questo caso planetario) ci lascia con l’amaro in bocca, perché lascia dietro di sé le rovine di un matrimonio e la speranza in un modo più umano di considerare i rapporti umani e lavorativi in termini di onestà e fiducia.
Un film ben fatto e ben recitato che, tuttavia, finisce per lasciarci sempre fuori dalla mente e dal cuore del suo protagonista, a cui è difficile avvicinarsi davvero; ne risulta un ritratto un po’ troppo freddo e impersonale, piuttosto prevedibile nelle sue svolte e malgrado tutto poco emozionante.

Luisa Cotta Ramosino

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