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The Whale


TITOLO ORIGINALE: The Whale
REGISTA: Darren Aronofsky
SCENEGGIATORE: Darren Aronofsky e Samuel D. Hunter
PAESE: USA
ANNO: 2022
DURATA: 117'
ATTORI: Brendan Fraser, Hong Chau, Sadie Sink, Ty Simpkins e Samantha Morton
SCENE SENSIBILI: qualche accenno sessuale nei dialoghi e in una scena
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Charlie è un insegnante di scrittura. Affetto da una grave obesità non si cura da anni. A tutti, in particolare ai suoi studenti di scrittura on-line, si nasconde: sa che gli mancano pochi giorni di vita e fa di tutto per rivedere e stare con la figlia adolescente.

Tratto dall’omonima opera teatrale di Samuel D. Hunter, che è anche sceneggiatore del film, The Whale è l’ultimo film di Darren Aronofsky, un grande regista che ha firmato capolavori e storie controverse (Pi greco – Il teorema del delirio, Noah, The Wrestler).
Il titolo The Whale, volutamente non tradotto, significa “la balena”: è un richiamo all’obesità del protagonista Charlie che si aggira intorno ai 300 chili ed è una citazione indiretta al romanzo melvilliano Moby Dick.
La lotta tra natura e uomo continua a vivere metaforicamente nella vita del protagonista: Charlie è talmente obeso che per ogni semplice movimento è costretto ad usare maniglie e cavi che lo aiutano a distendersi, andare in bagno o alzarsi in piedi. Trascorre le sue giornate su un divano e si alza con l’aiuto di un deambulatore. Anni fa, quando si era sposato ed era nata la sua unica figlia, Charlie non era così. Lavorava come insegnante di scrittura inglese quando, sembra all’improvviso, successe qualcosa di non cercato: la scoperta della sua omosessualità e la successiva fuga dalla famiglia per uno studente.
Ora, a distanza di anni, Charlie è rimasto solo e gli rimane poco da vivere. Lo sa perché riceve, quasi quotidianamente, la visita di Liz, un’amica infermiera che spera di convincerlo a ricoverarsi. Però lui ha un unico grande desiderio: rivedere la figlia e morire, avendo ricevuto il suo perdono.

La paternità

“Ti disgusto?” è la domanda che Charlie rivolge spesso a quei pochi che entrano nel suo appartamento. La rivolge anche alla figlia che è nel pieno dell’adolescenza. Lei va a trovarlo, ma in realtà sembra che le sue visite abbiamo come unico scopo quello di buttare addosso al padre, fuggito di casa quando lei era ancora una bambina, tutta la rabbia e l’acredine accumulata negli anni. Eppure a Charlie non interessano le frasi piene di astio della figlia. Non lo sfiorano. Non vuole pietà filiale, vuole solo ricevere perdono e amore.
Girato interamente tra le mura dell’appartamento di Charlie, The Whale, se pur claustrofobico, è un film “diverso” dai soliti film di Darren Aronofsky. Il corpo che, nei suoi film, è uno strumento di fuga dalla realtà, di ossessione e di perdizione, in questo film è generatore di empatia, di paura, di desiderio di guarigione.

Accoglienza

Presentato alla edizione 2022 del Festival di Venezia e uscito in Italia solo nell’ultimo weekend di febbraio 2023, The Whale ha vinto il Leoncino d’Oro (premio assegnato da una giuria di giovani) e per ora ha ottenuto candidature importanti, tra cui le tre nomination agli Oscar: a Hong Chau come miglior attrice non protagonista, a Brendan Fraser come miglior attore protagonista, ad Anne Marie Bradley, Judy Chin e Adrien Morot candidati nella categoria miglior trucco e acconciatura (basti pensare al lavoro immenso di rendere obeso il protagonista attraverso una protesi di ben 130 chili).
The Whale è infatti un film fortissimo e fragilissimo allo stesso tempo: è povero, girato con pochi mezzi produttivi perché ha una sola ambientazione e pochi personaggi secondari. Forse proprio per questo The Whale riesce a catturare lo spettatore, che si sente imprigionato come Charlie è imprigionato nel suo corpo. Non si esce da quell’abitazione e non si esce dalla vergogna e dal dolore del disprezzo.
Charlie, con i suoi occhi grandi, ha una bontà pura che nessuna frase, anche la più perfida, riesce a scalfire. E se pur per qualcuno pecca di sdolcinata retorica, The Whale è una storia che tocca il cuore.

Emanuela Genovese

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