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Vivere

Vivere


TITOLO ORIGINALE: Vivere
REGISTA: Francesca Archibugi
SCENEGGIATORE: Francesca Archibugi, Paolo Virzì e Francesco Piccolo
PAESE: Italia
ANNO: 2019
DURATA: 103'
ATTORI: Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Massimo Ghini, Marcello Fonte
SCENE SENSIBILI: alcune scene di rapporti sessuali, una scena di nudo, uso di un lessico talvolta volgare, uso di stupefacenti
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La famiglia Attorre vive in un quartiere periferico di Roma e tenta faticosamente di barcamenarsi tra le mille difficoltà quotidiane: il padre Luca è un giornalista freelance con poco lavoro e molto ego; la madre Susi, ballerina che insegna danza a un gruppo di signore in sovrappeso, è frustrata e al limite di un esaurimento nervoso; il figliastro Pierpaolo avverte l’assenza della figura paterna e trascorre le sue serate tra alcol e droga e la figlia Lucilla è una bimba quieta e dolcissima, ma affetta da asma psicosomatica. In questo microcosmo già molto precario viene a inserirsi la figura di Mary Ann, studentessa irlandese di arte e ragazza alla pari. L’arrivo di Mary Ann non farà altro che scombussolare gli equilibri degli Attorre, spingendoli verso il punto di rottura…

Una girandola di situazioni e personaggi estremi

L’intenzione alla base di Vivere, secondo quanto dichiarato dalla stessa regista, era quella di raccontare una famiglia moderna, aperta al mondo, vera e bella proprio nei suoi difetti e nelle sue imperfezioni. Nell’esecuzione, però, tale focus finisce per perdersi in una girandola di situazioni e personaggi estremi. Tutti i protagonisti sono caricaturali: gridano, danno fuori di testa, si lasciano andare alle emozioni e ai desideri senza mai fermarsi un attimo a riflettere. La madre Susi si ritiene una nullità e parla da sola, il nonno materno di Pierpaolo è un uomo ricco e potente, immanicato nella politica e con una passione segreta per i travestiti… Persino il vicino di casa, che dovrebbe rappresentare lo sguardo esterno della regista sui suoi personaggi, è dipinto come una figura equivoca, di cui, da un momento all’altro, ci aspettiamo di veder saltare fuori uno scheletro dall’armadio. Per non parlare di Mary Ann – la ragazza irlandese, dai capelli rossi e super cattolica (più cliché di così…) – che, inizialmente destinata a portare una ventata di aria fresca nella famiglia Attorre, diventa in breve tempo l’elemento che rischia di distruggerla dall’interno, amplificando la crisi tra i due coniugi e peggiorando la malattia psicosomatica della piccola Lucilla.

Un film freddo, amaro e finto

I personaggi (anche se finiscono per fare qualcosa di buono che li salva in extremis) sono tutti sostanzialmente negativi: difficile, per lo spettatore, immedesimarsi davvero in uno di essi. Tra tutti, quella che suscita più simpatia è sicuramente Susi, ma l’enfasi posta sulle sue caratteristiche di romana coatta e un po’ “svalvolata” finisce, anche in questo caso, per tenere a distanza lo spettatore.
Si avverte, inoltre, la totale mancanza di un giudizio morale (o, quantomeno, della messa in scena delle conseguenze) di alcune azioni, come il tradimento o l’aborto. Tutto viene appiattito sullo stesso piano, normalizzato, quasi si trattasse di puri e semplici “fatti della vita”, da accettare in quanto inevitabili. L’unica soluzione perseguibile sembra essere quella di “disinnescare la bomba” e sopravvivere alla bell’e meglio.
In sostanza, quindi, nonostante una buona regia e degli ottimi attori (anche se non sfruttati al massimo delle loro potenzialità), Vivere rimane un film freddo, amaro e – proprio a causa del suo calcare su personaggi che hanno molte più ombre che luci – finto. Quando, nel finale, il vicino di casa dice alla protagonista che lui li sente “correre, ridere, litigare, urlare… vivere, insomma” e per questo li invidia, viene da augurarsi che la vita non si riduca davvero a questo.

Scegliere un film 2020

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